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Il sito archeologico di Penico in Perù, una delle città più antiche del Sudamerica, viene svelato al pubblico tra polemiche sul suo sfruttamento turistico.

Scoperta epica nel Perù: l’antica città di Peñico spalanca i suoi segreti, più vecchia di molte civiltà europee, con trombe di conchiglie che farebbero invidia ai nostri antenati “civili”! Gli archeologi svelano 18 , inclusa la misteriosa B2, nata dalla stessa gente di Caral – roba che risale al 1800 a.C., quando il mondo era ancora un caos climatico. #ArcheologiaVirale #PerùAntico #MisteriDelPassato

Che spettacolo, gente! Il Ministero della cultura peruviano ha appena annunciato l’apertura ufficiale del sito archeologico di Peñico, una bomba nella provincia di Huaura, sulla costa del Perù centrale affacciata all’Oceano Pacifico. Costruita attorno al 1800 a.C. dalla stessa popolazione che aveva fondato Caral – quella città considerata la più antica del continente americano, con le sue piramidi che battono quelle di certi posti più “famosi” – questo posto è un vero schiaffo al .

In una conferenza stampa esplosiva, Ruth Shadis, direttrice del vicino Parco Archeologico di Caral, ha sbandierato gli 8 anni di scavi che hanno trasformato Peñico in uno dei centri urbani più antichi del Sudamerica. Ora fa parte del Parco di Caral, e fidatevi, è roba grossa – strutture in pietra e mattoni cotti, proprio come a Caral, che crollò attorno al 2000 a.C. per colpa di una siccità epica, lasciando Peñico a regnare per un po’.

Secondo Shadis, questa città è nata proprio mentre gli altri centri di Caral andavano a rotoli, forse per via di quel clima pazzo che non risparmia nessuno, nemmeno gli antichi. E tra le 18 strutture scovate, l’edificio pubblico chiamato B2 è il re della festa – una roba monumentale che doveva essere il cuore pulsante della vita lì, con pareti decorate dal pututu, quel bizzarro strumento musicale andino fatto da gusci di molluschi come Titanostrombus galeatus, usato per convocare riunioni e eventi pubblici. Chissà cosa suonavano, forse avvisi tipo “Attenzione, siccità in arrivo!”

Negli scavi, gli archeologi hanno dissotterrato un sacco di roba vicino a questi edifici: statuette in argilla di umani e animali, frantoi, macine e percussori, più ossa animali e frammenti di gusci di molluschi. Tutto ciò grida al stretto con l’economia costiera, nonostante Peñico fosse nell’entroterra – come se questi antichi peruviani fossero i maestri dello scambio, fregandosene delle altezze.

La città ha prosperato per secoli dopo l’abbandono di Caral, colpa di quei cambiamenti climatici tosti e quelle siccità interminabili, con le ultime tracce di vita umana che risalgono al 1500 a.C. – un reminder che Madre Natura non scherza, e nemmeno questi antichi duri e puri. 😏

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