Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, diverse case automobilistiche statunitensi iniziarono a esplorare la possibilità di sviluppare automobili a propulsione nucleare, all’insegna di promettenti autonomie e prestazioni elevate. Tra i prototipi più noti emersero la Studebaker Astral e la Ford Nucleon, i cui progetti suscitarono un notevole interesse, ma che si scontrarono con sfide tecniche insormontabili, tra cui la miniaturizzazione dei reattori, la schermatura dal piombo e la gestione dei rifiuti nucleari. Anche nell’Unione Sovietica, durante la Guerra Fredda, furono realizzati progetti analoghi, come la Volga Atom.
L’idea delle auto a propulsione atomica
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Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti iniziarono a esplorare l’uso pacifico delle tecnologie atomiche, incluso lo sviluppo di auto a propulsione nucleare. La prima casa automobilistica a presentare un prototipo fu la Studebaker, con la sua Astral, mostrata al South Bend Arts Center in Indiana nel gennaio del 1958. Questo prototipo, sebbene di grandezza naturale e con funzionalità promesse come il volo e la navigazione, non era dotato di un motore a propulsione atomica. La compagnia dichiarò che la versione finale avrebbe incluso tale motore, senza però fornire dettagli al riguardo. Tuttavia, il prototipo che catturò maggiormente l’attenzione del pubblico fu la Ford Nucleon, il cui modello in scala 3:8 suscitò un forte interesse mediatico.
Il prototipo della Ford Nucleon presentava una “capsula di energia” nella parte posteriore, contenente un nucleo radioattivo da ricaricare presso stazioni apposite ogni circa 8000 km. Anche in questo caso, non sono stati forniti dettagli specifici circa il funzionamento del motore. Accanto ai progetti statunitensi, anche nazioni come Francia e Russia tentarono di realizzare prototipi simili, sebbene nessuna vettura funzionante sia mai stata prodotta.
Le criticità delle auto nucleari
Le ragioni per cui questi prototipi non si sono concretizzati risiedono nelle complesse sfide tecniche da affrontare. Non esistevano reattori nucleari di dimensioni sufficientemente ridotte per essere installati nel vano motore di un’auto. Inoltre, si era calcolato che la quantità di piombo necessaria per schermare i conducenti sarebbe stata tale da far pesare il veicolo circa 50 tonnellate, un valore che supera di oltre 25 volte il peso medio di un’autovettura. A queste complicazioni si aggiunse il problema della gestione dei rifiuti nucleari, un aspetto che non fu mai adeguatamente considerato all’epoca.
Per quanto riguarda il futuro di questa tecnologia, non risultano attualmente in fase di sviluppo progetti simili, sia per la complessità tecnica nel realizzare veicoli di questo tipo, sia per i costi, stimati da alcuni ricercatori dell’MIT fino a 100 volte superiori rispetto a un’autovettura convenzionale.