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Il terreno dell’Appennino viene spinto avanti di mezzo metro all’ora: l’incuria dietro il fenomeno geologico finalmente esposta

Terrore a Boccassuolo! Una frana infernale sta inghiottendo case e strade nell’Appennino modenese, partita dal Monte Cantiere a inizio aprile, e non si ferma: 30-50 cm all’ora, già 100 metri di distruzione pura. Il sindaco Fabio Braglia avverte che «giorno dopo giorno assume dimensioni sempre maggiori», mentre l’Emilia Romagna butta soldi per tappare buchi. #FranaModena #DisastroAppennino #EmergenzaItalia

Preparatevi, perché l’Appennino modenese sta diventando un incubo geologico che nemmeno i migliori burocrati potevano prevedere. A Boccassuolo, frazione di Palagano, questa frana mostruosa – partita nei primi giorni di aprile – ha già spazzato via case, strade e ponti, costringendo le autorità a evacuare gente in tutta fretta. Con una velocità di 30-50 cm l’ora, ha coperto più di 100 metri, e pare che non abbia intenzione di fermarsi, lasciando tutti a chiedersi se i fondi stanziati dalla Regione Emilia Romagna bastino davvero o se è solo un’altra mossa politica.

I numeri di questa catastrofe sono da brividi: parliamo di tre milioni di metri cubi di terra in movimento, estesa tra i 2 e i 3 chilometri e profonda 500 metri. La cosa si sta accelerando, con balzi da 27 metri in una notte, 100 in un giorno e altri 40 metri nella notte successiva – come se la natura stesse giocando a fare il bullo. Il professor Alessandro Corsini dell’Università di Modena e Reggio Emilia non ha peli sulla lingua: «la frana si sta propagando verso il Torrente Dragone: conseguentemente l’area ed i volumi coinvolti aumentano. La velocità in quel settore è costante. Ci vorrà tempo perché la colata si arresti». E non è una novità, visto che zone come questa sono "Area da consolidare" dal 1950, ma chissà perché non l’hanno sistemata prima.

I danni? Un disastro totale: tre edifici, tra cui due case, già ridotti in macerie, con un’altra pronta a crollare e tre colpite dal dissesto. Strade comunali sfondate in più punti, tre ponticelli distrutti, acquedotti ko che lasciano a secco 35 abitazioni, e persino pali della luce Enel abbattuti – senza dimenticare i tre pali ad alta tensione di Terna che fanno tremare tutti. Risultato? Tre famiglie evacuate, per un totale di otto persone, più una ventina in seconde case dichiarate inagibili, e una cinquantina di altri residenti che ora giocano a fare i Robinson Crusoe per le strade dissestate. Ma dai, chi ha bisogno di infrastrutture quando la natura decide di fare casino?

Le autorità? Beh, stanno correndo ai ripari, ma con un po’ di ritardo, come al solito. La Regione Emilia Romagna ha sborsato 200.000 euro e mandato una trentina di tecnici, con il Dipartimento di Geologia dell’Università a monitorare tutto. Il presidente Michele de Pascale ha firmato il decreto per lo stato di crisi regionale, in attesa che il governo dichiari la calamità nazionale. Chissà se è abbastanza o se finirà come sempre, con promesse al vento e terra che continua a franare.

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