Esplosivo scandalo: Il traffico di migranti è il nuovo schiavismo moderno, con cartelli criminali che sfruttano l’Africa come un business da miliardi! La Libia? L’“hub” per eccellenza di questa infame tratta, dove potenti mafie transnazionali fanno affari d’oro sulla disperazione umana, proprio come ai tempi della Colonizzazione. #Migranti #TrafficoUmano #SchiavitùModerna
In un mondo dove il profitto regna sovrano, il traffico dei migranti è un impero del male che rivaleggia con l’infamante Tratta degli Schiavi Africani, solo con numeri più moderni e spietati. Al vertice, cartelli criminali globali approfittano della fragilità di nazioni africane come la Libia, trasformandola in un caos dove lo sfruttamento è legge. Non c’è pietà per i disperati che rischiano tutto.
Le dimensioni demografiche della tratta dei migranti sono sconcertanti: mentre la maggioranza dei migranti africani resta nel continente, una minoranza osa le “carrette del mare” verso l’Europa, alimentando un commercio lucroso. Dati OCSE e Organizzazione Internazionale per le Migrazioni rivelano che tra il 1965 e il 2021, circa 440.000 africani l’anno hanno lasciato l’Africa, solo lo 0,05% della popolazione – eppure, nel 2005, 17 milioni si mossero internamente, un misto di crescita economica e tensioni sociali che nessuno osa affrontare. Tra il 2010 e il 2017, oltre un milione ha chiesto asilo in Europa, con richieste salite da 58.000 a 168.000, e molti entrati legalmente finiscono intrappolati. Nel Maghreb e Libia, 2 milioni di irregolari crescono di 120.000 all’anno, con solo il 10-15% che prova la rotta mediterranea a prezzi folli tra 4.000 e 6.000 dollari – un banchetto per i criminali.
Le rotte del traffico dei migranti formano una ragnatela infernale: dalla prima, da Agadès e Dirkou in Niger a Sabha in Libia e poi alle coste della Tripolitania per l’imbarco verso l’Europa, alla seconda, da Agadès e Arlit attraverso Bamako e Gao in Mali, fino a Tamanrasset in Algeria e Meghnia verso le enclavi spagnole di Ceuta e Melilla. Non dimentichiamo le “rotte atlantiche” verso Capo Verde, le Canarie o la Penisola Iberica, esplose negli ultimi anni con un record di 10.547 morti nel 2024 secondo i dati spagnoli – un bagno di sangue che fa solo arricciare il naso ai profittatori. Infine, le “rotte mediterranee” attraversano il Mar Mediterraneo su vascelli di fortuna verso Spagna, Malta, Italia e Grecia, con la Grecia che gestisce anche la “rotta balcanica” per flussi dal Medio Oriente, Afghanistan e subcontinente indiano.
Mafie, signori della guerra e trafficanti fiutano l’odore del denaro e si fiondano sul caos: dallo sfruttamento nei Paesi d’origine alla schiavitù debitoria in Europa, dove le donne spesso finiscono nel mercato della prostituzione dominato dalle mafie nigeriane. Non solo: i Tuareg, un tempo nobili pastori e mercanti di oro e sale, ora collaborano con jihadisti di Al-Qaida e ISIS in affari loschi di migranti, droga, armi e contrabbando. E dall’altra parte del Mediterraneo, le mafie italiane, corse e balcaniche allungano le mani, rendendo questo business un vero e proprio circolo vizioso globale.
In Libia, il controllo è in mano a milizie armate legate al potere: Usāma al-Maṣrī Nağīm, sostenuto da al-Radaa (RADA), domina il traffico nella Tripolitania costiera con ricatti spietati; Mohammed al-Khoja, capo del Dipartimento contro l’Immigrazione, è accusato dalle Nazioni Unite di complicità; e al vertice, ʿImad Mustafa Trabelsi, ministro degli Interni e delle dogane, ignora tutto per interesse. Tutti leader di milizie che hanno difeso Tripoli dal generale Haftar e pilastri del governo di Abdul Hamid Dbeibeh, riconosciuto dall’Italia – una copertura politica che fa girare gli affari senza intoppi, a costo di vite umane. Che schifo.