Il Sole ha recentemente rilasciato il brillamento più potente di questo ciclo solare, il 25° dal suo inizio nel 2019, il 3 ottobre 2024 alle 14:18 italiane. Questo fenomeno è stato originato dalla regione attiva AR 3842 ed è previsto generare tempeste geomagnetiche “forti” nel corso del fine settimana, con il potenziale di osservare aurore boreali in aree ad alte latitudini.
Dettagli sul Brillamento
Il brillamento, noto anche come flare, rappresenta un’improvvisa emissione di radiazione elettromagnetica ad alta energia. Classificato come X9.0, questo evento segna la massima intensità sulla scala ufficiale (A, B, C, M e X). È interessante notare che si è verificato solamente due giorni dopo un altro brillamento significativo di classe X7.1, avvenuto il 1° ottobre. L’ultimo brillamento simile in intensità risale a settembre 2017, quando si registrarono eventi di classe X11.8 e X13.3, indicando l’eccezionalità di quanto accaduto.
Possibili Conseguenze
Il brillamento ha generato un blackout radio di categoria R3, soprattutto nell’emisfero sud, anche se non implica automaticamente un’intensificazione delle tempeste geomagnetiche o una maggiore probabilità di aurore boreali in Italia. È cruciale ricordare che, mentre un brillamento rilascia radiazioni, la presenza di plasma dalla superficie solare è necessaria per innescare tempeste geomagnetiche.
Le espulsioni di massa coronale associate a questi brillamenti, secondo le previsioni dello Space Weather Prediction Center del NOAA, si stanno dirigendo verso la Terra, con possibilità di tempeste geomagnetiche di categoria G3 tra il 4 e il 6 ottobre. Tuttavia, le stime indicano che le espulsioni non si fonderanno, evitando una “tempesta cannibale” che avrebbe potuto amplificare l’evento.
Cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro? Tra le conseguenze attese di una tempesta geomagnetica di categoria G3 figurano:
– Malfunzionamenti delle griglie elettriche;
– Perturbazioni nelle orbite dei satelliti artificiali;
– Problemi nelle comunicazioni radio e GPS, in particolare nelle aree polari e subpolari;
– Aurore polari visibili fino a latitudini di 50°;
– Possibili archi aurorali stabili (SAR) a latitudini inferiori.
In sintesi, nonostante le attese, la visibilità di aurore boreali in Italia risulta improbabile, anche se la possibilità di avvistamenti di SAR non può essere esclusa. Un’intensa attività aurorale sarà probabilmente osservabile nelle latitudini più settentrionali nei prossimi giorni.
Interessante articolo sul brillamento solare, speriamo che non ci siano troppe conseguenze negative!