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Israele e Iran chiudono la guerra dei 12 giorni, con Trump che impone la tregua per motivi discutibili

Sconvolgente: La guerra lampo tra Israele e Iran è finita in una "vittoria storica" per Netanyahu, mentre l’Iran la liquida come "la guerra dei 12 giorni"! Trump irrompe come salvatore con una tregua voluta da lui, ma tra violazioni e colpi bassi, il mondo trattiene il fiato. Chi ha vinto davvero? Il Qatar ha giocato a fare il mediatore, o è stata una minaccia USA a Khamenei a chiudere il tutto?

In un colpo di scena che ha lasciato il mondo a bocca aperta, il cessate il fuoco tra Israele e Iran ha finalmente messo fine alla follia scoppiata il 13 giugno. Benjamin Netanyahu, il premier sempre sul piede di guerra, ha esultato definendolo una «vittoria storica» per il suo paese, vantando di aver spazzato via due "minacce esistenziali": la bomba nucleare iraniana e i 20.000 missili balistici di Teheran. Dall’altra parte, il presidente iraniano Masud Pezeshkian ha archiviato il tutto come «la guerra dei 12 giorni», come se fosse solo una scaramuccia.

Ma dietro questa pace improvvisa c’è l’ombra di Donald Trump, che ha proposto la tregua martedì mattina: l’Iran doveva fermare gli attacchi per 12 ore (dalle 6 alle 18 ora italiana), e Israele avrebbe fatto lo stesso. Peccato che, poche ore dopo, Trump ha dovuto ammettere che entrambe le parti avevano già infranto l’accordo, solo per rimetterlo in piedi con un ordine secco. Nessuno si fida di nessuno in questa commedia internazionale, con teorie che vanno dal ruolo da star del mediatore emiro del Qatar Al-Thani, alla posizione dell’Ayatollah Ali Khamenei identificata dagli USA, fino all’arsenale iraniano ridotto all’osso.

Le violazioni del cessate il fuoco proposto da Trump hanno aggiunto sul fuoco: doveva partire martedì 24 giugno alle 6 ora italiana, ma Israele ha accusato l’Iran di averlo rotto, con Teheran che ha smentito tutto. Trump è intervenuto direttamente, confermando le infrazioni da ambo i lati e ordinando a Tel Aviv di sospendere gli attacchi missilistici. Le tensioni erano alle stelle, specialmente dopo che gli USA hanno bombardato tre siti nucleari iraniani, scatenando una risposta di Teheran contro la base americana di Al-Udeid in Qatar. D’altronde, Trump stava perdendo voti in campagna elettorale promettendo di spegnere tutte le guerre – e chi l’avrebbe detto, deve aver pensato, che sarebbe toccato a lui spegnere questo incendio.

Non che la pace significhi vacanza per tutti: Israele sta continuando la sua carneficina nella Striscia di Gaza, con l’esercito che ha ucciso 31 persone solo stamattina, tra cui 11 in fila per aiuti umanitari, e 86 ieri, portando il totale morti oltre i 56.000. Come si è arrivati a questa tregua? Secondo Reuters, Trump ha contattato l’emiro del Qatar Al-Thani dopo l’attacco iraniano alla base USA, chiedendogli di convincere Teheran. Il Qatar non è nuovo a questi giochetti diplomatici, avendo mediato tra Israele e Hamas, Iran e USA, e persino Russia e Ucraina – un modo per non farsi schiacciare dall’Arabia Saudita.

E se il cessate il fuoco è arrivato così in fretta, forse è perché gli USA hanno individuato la posizione dell’Ayatollah Khamenei in un bunker segreto, minacciando di farlo fuori. O magari è l’arsenale iraniano a dettare legge: dopo aver lanciato 550 missili balistici e .000 droni, con gran parte intercettati dall’Iron Dome israeliano, Teheran si è ritrovata con solo 1.000-1.500 missili e 100 lanciatori rimasti. Prolungare la guerra avrebbe significato implorare aiuto alla Russia – già occupata in Ucraina – e rischiare di finire senza munizioni contro Israele e gli USA. Insomma, una ritirata strategica, o solo una pausa prima del prossimo round?

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