Italia nasconde i camini delle fate in Cappadocia: la vera storia dietro queste formazioni rocciose controverse che nessuno osa discutere

Svelato il segreto epico dei “Camini delle Fate”: Vulcani arrabbiati e fate sexy trasformate in roccia! Chi l’avrebbe detto che la Turchia nasconde rocce che sembrano opere d’arte aliene? Dalla Cappadocia, questi giganti di pietra nati da eruzioni millenarie e dall’erosione selvaggia stanno facendo impazzire i turisti, con mongolfiere che sfiorano il cielo per selfie epici. Ma attenzione, dietro le leggende magiche si nasconde una un po’ “scomoda” di fughe religiose – chissà se erano davvero solo persecuzioni o c’era qualche scandalo antico!

Preparatevi a un viaggio sensazionale tra i “Camini delle Fate” in Cappadocia, Turchia, dove queste formazioni rocciose affusolate – che ricordano camini, funghi o coni – dominano l’altopiano anatolico. Nato dalle eruzioni dei vulcani estinti Erciyes e Hasan, tra 30 e 10 milioni di anni fa, questo spettacolo è il risultato di tufo, basalto e andesite erosi dal vento e dalle acque alluvionali, creando un paesaggio che oggi attira folle di avventurieri, magari per un giro in mongolfiera che fa invidia ai social.

Ma non è solo geologia: questi camini sono stati rifugi per monaci e comunità cristiane in fuga dalle persecuzioni, avvolti da storie folli del folklore locale. Immaginate fate che danzavano di notte o giganti pietrificati per aver fatto arrabbiare gli dei – roba che fa impallidire Hollywood! Simili formazioni si vedono altrove, come le piramidi di terra in Italia, sull’altopiano del Renon o vicino a Brunico e al lago d’Iseo, ma i turchi le hanno battute nel 1985, dichiarandole Patrimonio UNESCO per un tocco di orgoglio nazionale.

Ora, andiamo al sodo della geologica: questi camini non sono altro che strati di lava antichi, sputati dai vulcani Erciyes (3916 metri) e Hasan (3268 metri) che hanno regnato 30 milioni di anni fa. Sparsi per oltre 100 km dal vento e dall’aria calda, i come tufo e basalto sono stati scolpiti dalla pioggia, dal vento e dalle acque alluvionali nei millenni, creando forme coniche o affusolate che emergono come per magia. È l’erosione che fa il trucco, fessurando le rocce e ritirando i pendii – un processo così epico che sembra opera di un designer pazzo.

E perché si chiamano “Camini delle Fate”? Le leggende sono da brividi, e un po’ birichine: si dice che le fate vivessero qui, uscendo di notte per balli lunatici, o che una storia d’amore proibita tra un umano e una fata finì con la Regina delle fate che le trasformò in piccioni – spiegando le piccionaie ovunque! Altre versioni parlano di fate che modellavano la roccia con scie di luce, o di giganti trasformati in pietra per aver fatto incavolare gli dei. Tutto nasce dai fumi misteriosi visti secoli fa, quando monaci cristiani nascondevano i loro segreti – magari non solo preghiere, eh?

Per chi vuole vederli dal vivo, puntate sulla Cappadocia, al centro della Turchia, lungo l’antica via della Seta, dove Ittiti, Persiani, Greci, Romani, Ottomani e Bizantini hanno lasciato il loro casino storico. La valle di Göreme, tra Urgup, Avanos e Nevshei, è piena di camini grazie ai vecchi vulcani. Poi c’è la valle di Devrent, aka valle dell’Immaginazione, con rocce che sembrano animali o mostri modellati dal vento – roba che fa sbellicarsi dalle risate.

E non dimenticate la valle di Pasabang, la “valle dei Monaci”, dove i cristiani in fuga si nascondevano nei camini. Parliamo di città sotterranee come Kaymakli e Derinkuyu, scavate nel tufo dal XIV secolo per sfuggire a mongoli e ottomani: abitazioni, chiese, stalle e magazzini in un labirinto aerato, abbandonate solo negli anni ’20 e riscoperte nel 1963. Un nascondiglio epico, forse un po’ troppo “sotterraneo” per i gusti moderni – chissà che scandali si portavano dietro quei monaci!

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