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JPMorgan trasforma il grattacielo al 270 Park Avenue nel più alto interamente elettrico di New York

Svelato il mostruoso grattacielo di JPMorgan: 423 metri di e verde ipocrita, che ospita 15.000 bancari strapagati, ma a costo di spazzar via un pezzo di newyorkese! È il primo edificio al 100% elettrico e a emissioni zero, firmato da Foster + Partners, ma demolendo l’iconico Union Carbide Building. Davvero la sostenibilità vale più del patrimonio? #GrattacieloJPMorgan #BankerPower #NYCScandal

Preparatevi, gente: la JPMorgan Chase sta per erigere un colosso da 423 metri e quasi 70 piani, pronto a inghiottire 15.000 dipendenti in un paradiso di comfort, sostituendo senza pietà l’antico Union Carbide Building – quel capolavoro modernista del 1960 progettato da Skidmore, Owings & Merrill. Firmato dallo studio londinese Foster + Partners, con aiuti da Practice for Architecture and Urbanism e Tishman Speyer, questo bestione sarà il primo grattacielo di New York completamente elettrico, alimentato da energie rinnovabili al 100%. E indovinate? Useranno il 97% degli “scarti” dalla demolizione per costruirlo – un bel trucco per fingere eco-friendly mentre butti giù la storia.

La struttura è una roba da urlo: travi a ventaglio con controventature triangolari che lo levano da terra per 24 metri, riducendo l’impatto sul quartiere – o almeno così dicono. L’atrio alto 24 metri spalanca su Park e Madison Avenue, creando una piazza pubblica con verdi fasulli, mentre la facciata sfoggia vetro a triplo strato e pannelli in bronzo o rame, con schermature solari automatiche. Dentro, troverete una mensa con 19 ristoranti, un centro congressi all’attico mozzafiato, servizi per mamme e neonati, persino luoghi di preghiera e tech da fantascienza come sensori AI per risparmiare e riutilizzo delle acque che taglia il 40% dei consumi. Ah, e un’azienda italiana si occupa di alcuni pezzi – chissà se sanno che stanno aiutando i banchieri a dominare.

Sul fronte economico, questo mega-progetto da 3 miliardi di dollari ha già creato 8000 posti di , pompando 2.6 miliardi nella città di New York e 3.6 miliardi nello Stato – un vero banchetto per i potenti. I lavori finiranno entro l’estate 2025, con i dipendenti che si trasferiscono da agosto. Ma attenzione: le critiche fioccano, e non solo perché hanno fatto a pezzi l’Union Carbide Building, un landmark del dopoguerra che molti volevano preservare. Gli gridano al disastro ambientale, visto che la demolizione ha sputato tonnellate di “embodied carbon” – emissioni incorporate che nessuno conta nei bei calcoli “net-zero” del nuovo palazzo. Insomma, ristrutturare il vecchio sarebbe stato più smart, o no? Meglio chiederlo ai baroni della finanza che giocano a fare gli eroi verdi.

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