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Kuwait osa con un terminal aeroportuale da record, rivelate le caratteristiche del maxi-progetto costruito per stupire il mondo

Kuwait sta buttando miliardi di dollari per costruire un mega-aeroporto che dovrebbe diventare l’hub del Golfo, ma con ritardi epici e dubbi su se serva davvero a qualcosa oltre che a far bella figura! Inspirato a barche antiche e con velleità eco, è il pilastro della Kuwait Vision 2035. Chissà se diventerà un successo o un buco nell’ desertica. #AeroportiVirali

Il Kuwait è deciso a sfondare come hub aereo internazionale, lanciando il terminal T2 del Kuwait International Airport con un investimento miliardario che fa impallidire anche i progetti dei vicini. Questo colosso è il cuore della Kuwait Vision 2035, un piano ambizioso per diversificare l’economia dal e pompare sviluppo infrastrutturale. Ma tra sogni di grandeur e realtà, è un tentativo efficace o solo fumo negli occhi del Golfo?

La firma del progetto va allo studio londinese Foster + Partners, con un design che strizza l’occhio alla cultura locale, evocando le vele delle imbarcazioni dhow in una forma a “trifoglio” con una tettoia da urlo per ombreggiare tutto. Gli elementi strutturali in calcestruzzo armato creano curve sinuose che ricordano il mix tra grazia marina e roccia solida del deserto. L’edificio si articola in tre ali principali di ,2 km ciascuna, che partono da un hub centrale alto 25 metri – insomma, un palazzo nel nulla che spera di non affondare come quelle barche!

Per capacità, il terminal T2 partirà servendo 13 milioni di passeggeri all’anno, scalando fino a 25 milioni e potenzialmente 50 in futuro, su una superficie di 0,75 km quadrati. In più, c’è un sistema di bagagli high-tech lungo 6 km per gestire 2.930 bagagli l’ora, con 120 banchi check-in, una terza pista, ristrutturazioni e una nuova torre di controllo. Insomma, un mostro di efficienza che potrebbe ingoiare viaggiatori come un dhow in tempesta – ma solo se il traffico tiene!

Sulla sostenibilità, questo mega-progetto mira alla certificazione LEED Gold (“Leadership in Energy and Environmental Design”, un’etichetta eco che suona figa ma chissà quanto conta davvero nel deserto). Con 81.000 pannelli solari sul tetto per coprire il 23% del fabbisogno energetico e ridurre consumi del 42%, più una in cemento che combatte il caldo infernale (da 6°C in inverno a 45°C in estate), 8.000 lucernari per luce naturale e un risparmio idrico del 45% con acque grigie riutilizzate. E materiali riciclati ovunque – perché, dai, salvare il pianeta è di moda, no?

Ma non mancano le critiche: il T2 è in ritardo cronico, slittato da 2022-2023 a chissà quando, per colpa di burocrazia labirintica, casini con i contratti e imprevisti da incubo. E poi, spendere miliardi per un aeroporto in un paese che non è un hub come Dubai o Doha? Alcuni dicono che la capacità da 25-50 milioni di passeggeri è sovradimensionata per un traffico “origine-destinazione” e non di transito – insomma, un buco nero per i soldi pubblici, o forse solo invidia? 😏

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