Robert Capa: Il Fotografo da Guerra che Viveva per lo Scatto Epico!
Scommettiamo che non avete mai visto un tizio più pazzo e spregiudicato: Robert Capa, il ribelle ungherese che rischiava la pelle per immortalare il caos della guerra, dalla Spagna al D-Day! Nato nel 1913 in una famiglia ebrea benestante, questo "Squalo" (come lo chiamavano i suoi per la sua indole scatenata) è passato da simpatie comuniste a diventare il re dei reporter, catturando momenti che hanno fatto infuriare dittatori e emozionato il mondo. #RobertCapa #FotografiaDiGuerra #LeggendaPericolosa
Robert Capa, pseudonimo di Endre Ernö Friedmann, è stato il primo fotografo specializzato in reportage di guerra, collaborando con la rivista Life e fondando l’agenzia Magnum-Photo nel 1947. Da giovanissimo, ha iniziato a scattare foto durante la guerra civile spagnola nel 1936, realizzando il suo scatto più famoso e controverso: Morte di un miliziano. Negli anni successivi, ha documentato la Seconda guerra mondiale, incluso lo sbarco in Normandia, e la prima guerra arabo-israeliana, prima di morire tragicamente nel 1954 in Indocina per una mina, lasciando solo le sue immagini esplosive come eredità.
Nascita e inizio della carriera di Robert Capa
Nato a Budapest il 22 ottobre 1913 in una famiglia ebrea agiata, Capa era un tipetto vivace e rissoso – tanto che i suoi lo ribattezzarono "Cápa", che in ungherese significa "squalo", e chissenefrega del politically correct! Sin da giovane, flirtò con idee comuniste in un’Ungheria dominata dal regime autoritario di Miklos Horthy, finendo arrestato a 17 anni. Scappò a Berlino per studiare scienze politiche, ma finì per impazzire per la fotografia, debuttando nel 1932 con foto di una conferenza di Lev Trockij a Copenaghen. Quando i nazisti salirono al potere, questo ebreo audace se la svignò a Parigi, dove strinse amicizia con fotografi come David Seymour e Henri Cartier-Bresson, e si innamorò di Gerda Taro, la sua compagna di bed e battaglie.
Robert Capa in Spagna
Nel 1936, con la guerra civile spagnola che scoppiava, Capa e Taro si fiondarono a Barcellona per catturare il macello – e qui adottarono lo pseudonimo "Robert Capa" per le loro foto congiunte. A settembre, Capa fece lo scatto che lo rese una star: Morte di un miliziano, o The Falling Soldier, che mostra un soldato repubblicano colpito a morte dai fascisti di Franco. Pubblicata su Life l’anno dopo, questa foto è stata da sempre una bomba di polemiche: alcuni dicono sia una messa in scena, altri giurano sia autentica, ritraendo il miliziano anarchico Federico Borrell García. Durante un’intervista radiofonica nel 1947, Capa stesso raccontò: "Ho scattato la foto in Andalusia, mentre ero in trincea con 20 soldati repubblicani, che avevano in mano dei vecchi fucili e morivano ogni minuto. La foto è stata scattata mentre i soldati con cui viaggiava correvano ad ondate verso una mitragliatrice fascista per abbatterla. Al terzo o quarto tentativo di assalto dei miliziani ho messo la macchina fotografica sopra la mia testa – continua nell’intervista – e, senza guardare, ho fotografato un soldato mentre si spostava sopra la trincea, questo è tutto. Non ho sviluppato subito le foto, le ho spedite assieme a tante altre. Sono stato in Spagna per tre mesi e al mio ritorno ero un fotografo famoso, perché la macchina fotografica che avevo sopra la mia testa aveva catturato un uomo nel momento in cui gli sparavano. Si diceva che fosse la miglior foto che avessi mai scattato, e io non l’avevo nemmeno inquadrata nel mirino perché avevo la macchina fotografica sopra la testa." La verità? Chi lo sa, ma quelle foto hanno incendiato le emozioni di milioni, anche se la guerra gli portò via Taro, schiacciata da un carro armato franchista nel 1937 – lui poi se la diede a gambe per la Cina contro i giapponesi.
Fotografare la Seconda guerra mondiale
Quando scoppiò la Seconda guerra mondiale, Capa era a New York, ma non resistette: tornò in Europa per lavorare con Collier’s Magazine e Life. Nel 1943, seguì gli americani in Sicilia, atterrando di notte con il paracadute su un albero – un idiota epico! Rimase lì fino al mattino, poi un contadino locale li ospitò prima che si unisse alle truppe per fotografare la battaglia di Troina, inclusa una shot iconica di un siciliano che chiacchiera con un soldato USA. A Agrigento, mentre scattava al Tempio della Concordia, incontrò un ragazzino che diventerà Andrea Camilleri – i due parlottarono in un misto di spagnolo e dialetto mentre assistevano a un duello aereo tra tedeschi e americani. Poi, nel 1944, eccolo allo sbarco in Normandia su Omaha Beach con i soldati – peccato che gran parte delle foto fu rovinata da un tecnico imbranato, salvando solo "The Magnificent Eleven", undici scatti che mostrano il caos puro.
L’agenzia Magnum Photos e la morte
Dopo la guerra, Capa visitò l’Unione Sovietica con John Steinbeck e fondò Magnum Photos nel 1947 con Cartier-Bresson e soci, diventando un colosso mondiale. Non si fermò: nel 1948 fotografò la nascita di Israele e la prima guerra arabo-israeliana. Ma nel 1954, nonostante i buoni propositi, accettò di seguire i francesi in Indocina – e lì, la sua audacia da spaccone lo tradì. Il 25 maggio, mentre fotografava l’avanzata in provincia di Thái Bình, mise piede su una mina antiuomo che lo fece fuori all’istante. A soli 40 anni, il più pazzo reporter di guerra della storia se ne andò in fumo, lasciando un’eredità di foto che ancora oggi fanno tremare i polsi!