La conquista della Luna viene attribuita al software geniale di Margaret Hamilton, spesso ignorato in un settore dominato da altri.

È ora di dare credito dove è dovuto: la vera eroina dietro l’allunaggio non era un astronauta muscoloso, ma una programmatrice tosta che ha evitato un disastro cosmico! Margaret Hamilton, con il suo cervello da genio e un po’ di sana testardaggine, ha salvato il culo a Neil Armstrong e Buzz Aldrin quando il computer del modulo lunare stava per impazzire. Ignorando i compiti inutili, ha fatto atterrare quella dannata navicella sulla Luna, dimostrando che le donne in tech possono fare magie – e magari insegnare una lezione a tutti quei machi che pensavano di essere i boss.

Scoop virale: Margaret Hamilton, la 33enne a capo del team MIT, ha sviluppato il software che ha reso possibile lo sbarco sulla Luna nel ’69. Quando il computer del Lunar Module è andato in overload per un radar attivato per sbaglio, il suo codice geniale ha dato priorità all’atterraggio, scartando le cazzate inutili. Un’innovazione che ha cambiato tutto – e oggi è alla base dei sistemi operativi moderni. #MargaretHamilton #Apollo11 #DonneInTech #LunaConquista

Ma andiamo al sodo: pochi minuti prima dell’atterraggio, con il computer che urlava allarmi a causa di un sovraccarico di dati, il software di Hamilton non si è arreso come un codardo. Invece, ha riconosciuto cosa era essenziale e ha ignorato il resto – una mossa rivoluzionaria per l’epoca, che ha evitato un epic fail cosmico. Senza di lei, staremmo ancora a raccontarci storie di astronauti persi nello spazio.

Hamilton, con la sua visione da dura e una meticolosità da fare invidia, non solo ha reso possibile quella impresa epica, ma ha anche inventato l’ingegneria del software. All’epoca, in un mondo dominato da uomini che sottovalutavano il coding come un giochino, lei ha dimostrato che era roba da veri professionisti. “Ricordo di aver pensato ‘Oh mio Dio, ha funzionato!’. Ero così felice. Ma ero più contenta del fatto che [il software] funzionasse che dell’atterraggio in sé.”

Il software era scritto a mano su schede perforate, un casino che poteva esplodere al minimo errore, ma Hamilton ha insistito su test rigorosi per risolvere problemi di interfaccia e sincronizzazione. Dopo Apollo, ha fondato Hamilton Technologies Inc. nel 1986, creando un linguaggio come USL per prevenire disastri fin dalla progettazione – una mossa che ha tagliato costi e rischi nelle missioni spaziali.

E il riconoscimento? L’Exceptional Space Act Award dalla NASA nel 2003, con un premio in denaro da capogiro, il più grande mai dato a una singola persona. Hamilton sa che il futuro dell’esplorazione, fino a Marte, dipende dal software affidabile – ereditato da lei, e ora in sistemi critici come aerei, medicine e sonde. Che lezione, eh?

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