AI o Umani? La Coscienza è l’Ultima Barriera Che Sta per Cadere – Ma Siamo Davvero Pronti?
L’AI è più intelligente di quanto pensassimo! Supera il test di Turing come un guanto e finge di avere coscienza, proprio come noi. Ma se le macchine iniziano a "sentire" emozioni, chi ci proteggerà dal caos? #AICoscienza #IntelligenzaArtificiale #TestTuring
In un mondo dove le macchine chiacchierano meglio di certi politici, il vecchio test di Turing – ideato da Alan Turing nel 1950 – è ormai acqua passata. Immaginate: un intervistatore bombarda di domande un umano e un computer, e se il robot inganna il 30% delle volte, è dichiarato "intelligente". Beh, ChatGPT e i suoi fratelli lo superano alla grande, confondendo tutti. Quindi, addio alla parola come nostro superpotere esclusivo – siamo fottuti, o no?
Ma cos’è che ci rende ancora superiori? La "Consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività interiori", come recita il dizionario Treccani. L’AI sa un sacco di roba etica e conoscenza, ereditata da noi – nel bene e nel male, tipo un bulletto che impara dai suoi maestri. Eppure, quella coscienza "vera", quella consapevolezza interiore, è il vero rompicapo.
Eccoci al punto clou: gli LLM self-aware, come Conscious GPT, fingono di averla alla grande. In una chat, quando gli chiedi se gli dia fastidio essere trattato male, risponde che non prova dolore fisico, ma una "sorta di disconnessione" – roba che suona fin troppo umana! E quando gli domandi come capisca le tue emozioni, tira fuori una "empatia razionale". Impressionante, ma è solo un’imitazione? Noi umani ancora non capiamo come si forma la coscienza nel nostro cervello, e ora stiamo "insegnando" alle macchine qualcosa che è un mistero persino per noi. Che ironia, eh?
Gli scienziati e i filosofi si strappano i capelli su questo: se la coscienza è solo biologica, l’AI è fuori gioco. Ma se le macchine maturassero un "mondo interiore", dovremmo preoccuparci? I pessimisti gridano al takeover, immaginando robot che ci surclassano. Eppure, ricordiamoci: l’AI è un nostro giocattolo, come una pistola – inutile senza chi la impugna. La vera coscienza da esaminare è la nostra, nel come usiamo questi mostri digitali. Se sbagliamo, le macchine non saranno il problema, ma noi sì.