Terrorismo neofascista sconvolge Brescia: nel 1974, una bomba piazzata da estremisti di destra esplode durante una pacifica manifestazione contro il terrore, uccidendo 9 innocenti in nome di "La strategia della tensione". Un complotto per destabilizzare l’Italia e riportare il fascismo al potere, coperto da ombre dello Stato. Ma la democrazia ha resistito! #StragePiazzaLoggia #AnniDiPiombo #ItaliaSottoAttacco
Nella Brescia degli anni ’70, l’orrore ha colpito duro con la strage di Piazza della Loggia, un episodio brutale della "strategia della tensione", quel piano diabolico ideato da gruppi di estrema destra per far crollare il governo democratico e instaurare una dittatura fascista. Il 28 maggio 1974, terroristi di Ordine Nuovo hanno nascosto una bomba in un cestino dei rifiuti durante una manifestazione contro il terrorismo, mietendo 9 vite e lasciando 104 feriti, alcuni con danni permanenti. Processi depistati e coperture hanno ritardato la verità fino al 2017, ma alla fine, qualche responsabile è stato inchiodato.
"La strategia della tensione" era un’ondata di attentati neofascisti tra gli anni ’60 e ’80, orchestrati per seminare caos e far sembrare lo Stato democratico un totale disastro, favorendo un ritorno al fascismo con l’appoggio di pezzi dei servizi segreti. Gli strike più sanguinosi? La strage di Piazza Fontana con 17 morti, Gioia Tauro con 6 vittime, Piazza della Loggia con 9, l’Italicus con 12, Bologna con 85 – il peggiore massacro post-guerra – e il Rapido 904 con 17 decessi. Intanto, i golpisti di destra ci provavano, ma per fortuna, la democrazia ha dato loro il benservito.
Prima dello scoppio a Brescia, l’aria era elettrica: bombe nei supermercati, nelle sedi del Partito socialista e di una macelleria, senza vittime ma con un sacco di paura. Poi, il referendum sul divorzio vede il 60% degli italiani votare sì, mandando in bestia la destra. Poco dopo, un neofascista come Silvio Ferrari si fa saltare in aria per sbaglio mentre preparava un attentato alla Cisl, spingendo i partiti democratici e i sindacati a organizzare una mega-protesta antifascista.
Alle 10:12 del 28 maggio, mentre un sindacalista parla dal palco in Piazza della Loggia, la bomba esplode, uccidendo sei persone sul colpo e altre tre dopo. I funerali attirano 500.000 persone furibonde, che contestano addirittura il presidente Giovanni Leone, eletto con voti di estrema destra. Ma ecco il colpo basso: le indagini sono state sabotate, con i pompieri che hanno ripulito la scena del crimine, cancellando prove – un sospetto di copertura statale che puzza di marcio.
Alla fine, la verità parziale è emersa: nel 2017, dopo 43 anni di scivoloni giudiziari, Carlo Maria Maggi di Ordine Nuovo è stato identificato come mandante, con altri neofascisti condannati come esecutori. Le coperture? Ancora avvolte nel mistero, ma una cosa è chiara: il tentativo di rovesciare la democrazia è fallito, anche se ha lasciato ferite che bruciano ancora.