All’inizio di settembre si è attivata un’importante iniziativa popolare mirata a raccogliere firme per promuovere un referendum. Questo referendum ha l’obiettivo di modificare le attuali normative riguardanti l’acquisizione della cittadinanza italiana, prevedendo una riduzione dei tempi necessari per ottenere questo status. L’iniziativa ha generato un’ampia partecipazione, riuscendo a superare il traguardo delle 500.000 firme necessarie per il successivo esame da parte della Corte Costituzionale. Se l’ente competente dovesse dichiarare la proposta ammissibile, i cittadini italiani saranno chiamati a votare nel giugno 2025 per decidere sulla modifica della legge. Secondo i dati dell’Istat, nel 2024 si stima che il numero di stranieri residenti in Italia superi i 5 milioni, di cui oltre un milione sono minori. Ma quali differenze esistono tra ius soli, ius sanguinis, ius scholae, ius culturae e la più recente proposta su ius Italiae?
Distinzione tra i vari ius
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La legislazione conosciuta come ius sanguinis indica che la cittadinanza di un Paese si basa sulla nascita da genitori di quel Paese. Questa norma è attualmente in vigore in Italia grazie alla legge 91 del 1992, che stabilisce l’acquisizione della cittadinanza italiana per chi nasce da uno o entrambi i genitori italiani. In precedenza, la legge n. 555 del 1912 ha introdotto la possibilità per i figli dei nostri emigrati di mantenere un legame con il Paese d’origine, per cui è possibile acquisire la cittadinanza anche per chi è nato all’estero da genitori italiani, mantenendo la cittadinanza anche alla luce della normativa ius soli. È importante notare che questa discendenza non ha limiti generazionali, a condizione che l’avo abbia mantenuto la cittadinanza fino alla nascita del discendente.
Per quanto riguarda il ius soli, questo si riferisce alla norma secondo cui chi nasce sul suolo di uno Stato è considerato cittadino, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori. Attualmente, questo principio è applicato in vari Paesi europei, come Francia e Germania, così come quasi in tutte le nazioni del continente americano.
Nuove proposte e la legislazione attuale
In riferimento al ius culturae, questa proposta di legge, approvata nel 2015 alla Camera dei Deputati, non ha trovato seguito in Senato nel 2017. Essa proponeva che un minore straniero nato in Italia o arrivato prima dei 12 anni potesse ottenere la cittadinanza al termine di un ciclo scolastico di almeno cinque anni. Per i minori nati all’estero, l’acquisizione della cittadinanza sarebbe stata possibile dopo un periodo di residenza e il completamento di un ciclo scolastico.
Nel 2022 è stata presentata una proposta simile chiamata ius scholae, destinata ai minori stranieri nati in Italia o arrivati sotto i 12 anni, che potessero acquisire la cittadinanza frequentando regolarmente per almeno cinque anni un ciclo scolastico. Malgrado le sue buone intenzioni, anche questa proposta è stata bloccata in Parlamento.
Recentemente, il partito Forza Italia ha avanzato una proposta di modifica, il ius Italiae, che presenta tre punti principali: l’acquisizione della cittadinanza per i minori stranieri dopo 10 anni di obbligo scolastico; limitazione della trasmissione della cittadinanza per discendenza a sole due generazioni; e la riduzione delle tempistiche per la richiesta della cittadinanza. Questa proposta ha già suscitato un acceso dibattito pubblico.
Attualmente, l’Italia risulta tra i Paesi europei più rigorosi riguardo alla concessione della cittadinanza. La legge n. 91 del 1992 stabilisce che solo il principio ius sanguinis è valido per l’acquisizione della cittadinanza, con il ius soli limitato a pochi casi specifici, come i figli di ignoti o di apolidi. La naturalizzazione è un altro percorso possibile, richiedendo un periodo di residenza di almeno dieci anni nel territorio italiano.
Il referendum sulla cittadinanza chiede di ridurre il tempo obbligatorio di soggiorno da dieci a cinque anni per richiedere la cittadinanza, mantenendo però i requisiti attuali, come la conoscenza della lingua italiana e il sostentamento economico adeguato.