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La diga di Rogun viene eretta dal Tajikistan come la più alta struttura idroelettrica mondiale, alimentando dibattiti su ambiente e risorse condivise.

Gigantesca Diga di Rogun: L’Italia aiuta il Tagikistan a costruire il Muro d’Acqua più Alto del Mondo – E chissenefrega dei vicini che potrebbero seccarsi!

Oh, preparatevi al colosso idraulico che sfiderà la gravità e forse qualche trattato internazionale! La Diga di Rogun in Tagikistan, piazzata lì nel bel mezzo del Pamir, promette di diventare l’opera geotecnica più epica della storia: un muro di terra alto ben 335 metri, pronto a dominare il fiume Vakhsh e generare come un mostro vorace. Iniziata negli anni ’70, interrotta dal crollo dell’URSS (che disastro, eh?), ora è rinata grazie a accordi con giganti come l’italiana Webuild, che già stanno smuovendo montagne. Si parla di fine lavori tra 10 anni, ma parte è già attiva e sputa elettricità – perché aspettare quando puoi incassare subito? #DigaRogue #EnergiaMondo #WebuildPotere

Ma andiamo al sodo: questa generatore di energia elettrica è un bestione con numeri che farebbero impallidire pure un dittatore. Con 3600 MW di potenza da 6 turbine, raddoppierà la produzione energetica del Tagikistan – una vera manna per un paese che ne ha bisogno, ma chissà come la prenderanno i vicini a secco d’acqua! Si parla di 74 milioni di metri cubi di terra, tipo un cubo di 8,6 km di lato – immaginatevi di spostare una città intera solo per bloccare un fiume. Hanno già deviato il Vakhsh artificialmente (bella mossa!), costruito i primi 70 metri di diga e acceso la prima turbina nel 2018, seguita da un’altra nel 2019. Ora, mentre i lavori corrono a regime per i livelli superiori, si calcola di ripagare tutto in 25 anni con i proventi – smart, no? Peccato che queste dighe in terra, fatte di sabbia e pietre con un cuore di argilla, siano un po’ capre: se l’acqua trova vie di fuga, boom, addio stabilità.

E come è fatta questa bellezza? Beh, una diga in terra non è come quelle in calcestruzzo tutte chic e resistenti; è un mucchio di roba grezza, preferita quando hai a portata di mano, con un nucleo che deve essere impermeabili per non far filtrare nulla. Questa qui ha un nucleo di tenuta interno, tipo un’anima d’argilla che blocca l’acqua come un tappo, formando un trapezio con pendenze che dipendono dal terreno. Ma attenzione: se piove troppo o tracima, è un disastro in agguato, con erosione e crolli che potrebbero far rimpiangere l’intera idea. Insomma, un progetto tosto, ma con quel tocco di rischio che rende tutto più speziato – perché, diamoci una mossa, chi non ama un po’ di dramma geotecnico?

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