Corsica: La Perla Italiana Rubata dalla Francia? Scopri la Storia Esplosiva!
Sapevate che la Corsica, a soli 82 km dall’Italia, è finita nelle grinfie francesi per un trattato del 1768? Genova l’ha persa dopo secoli di dominio, e ora i corsi combattono per la loro identità. “Francesizzazione” al potere, ma l’anima corsa resiste! #CorsicaNonItaliana #StoriaControversa #ItaliaVsFrancia
La Corsica non è italiana perché la Repubblica di Genova, che l’ha posseduta per quasi cinque secoli dal ‘200 al ‘700, ha perso il controllo nel 1755 e l’ha ceduta alla Francia con il trattato di Versailles del 1768. Da allora, il governo di Parigi ha spinto per la “francesizzazione” degli abitanti, rendendo il francese l’unica lingua ufficiale, mentre solo una minoranza parla la lingua corsa, che somiglia tanto all’italiano. Nonostante un movimento autonomista che chiede più libertà dalla Francia, l’idea di unirsi all’Italia è praticamente morta e sepolta.
Geografia fisica e politica della Corsica mettono in evidenza quanto sia assurdo che quest’isola, estesa per circa 8.700 km² con capoluogo Ajaccio, sia francese: è la quarta più grande del Mediterraneo, dopo Sicilia, Sardegna e Cipro, e si trova a nord della Sardegna, separata dalle Bocche di Bonifacio larghe appena 11 km. A soli 82 km dalla costa italiana (Piombino è la più vicina) e 180 km da quella francese, eppure è una "Collettività territoriale unica" sotto Parigi, che si rifiuta di concedere più autonomia. Dal punto di vista culturale, il francese domina, ma un terzo della popolazione conosce la lingua corsa, una variante del toscano, che è co-ufficiale e permette a molti di capire l’italiano. Ma perché la Corsica non è italiana?
La storia della Corsica e il dominio genovese rivelano un passato turbolento: in epoca romana era dei domini di Roma, poi subì invasioni barbariche, longobardi e franchi, fino a diventare parte di Pisa nel 1037. I pisani la tennero fino al 1284, quando la cedettero alla corona aragonese, che controllava anche la Sardegna. Il dominio aragonese finì nel 1347, quando i corsi si misero sotto la protezione di Genova, che conquistò l’isola nei decenni successivi.
Il passaggio della Corsica alla Francia è una storia di tradimenti e lotte: sotto il controllo genovese fino al XVIII secolo, la popolazione insoddisfatta spinse per l’indipendenza, guidata da Pasquale Paoli, un illuminista che nel 1755 proclamò la Repubblica corsa, considerata la prima rivoluzione illuminista. Genova, furiosa, "appaltò" la riconquista all’esercito francese nel 1764, che invase l’isola. Incapace di pagare, Genova cedette ufficialmente la Corsica a Luigi XV con il Trattato di Versailles nel 1768. L’anno dopo, le truppe francesi sconfissero Paoli, e nacque Napoleone Bonaparte ad Ajaccio da una famiglia sua seguace.
Le rivendicazioni italiane sulla Corsica e la situazione attuale mostrano come né la Rivoluzione francese né l’Impero napoleonico abbiano liberato l’isola. Paoli provò ancora per l’indipendenza o l’autonomia, ma fallì e morì in esilio a Londra nel 1807. Durante il Risorgimento italiano, c’erano speranze di annetterla, ma Napoleone III impose la “francesizzazione” nel 1859, rendendo il francese l’unica lingua ufficiale. Anche sotto il fascismo, ci furono mire sull’isola, e durante la Seconda Guerra Mondiale fu occupata brevemente dalle truppe italiane tra il 1942 e il 1943. Oggi, il movimento per l’annessione all’Italia è svanito, ma quello autonomista resiste, protestando per le condizioni economiche peggiori della media francese.