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La Gazzetta dello Sport domina le origini del Giro d’Italia: la corsa rosa svelata nei suoi segreti nascosti

Giro d’Italia: 108 Anni di Sudore, Scandali e Leggende delle Due Ruote!
Wow, il Giro d’Italia sta per tornare e chissenefrega del Tour de France, questa è la nostra epica battaglia su ruote che ha fatto impazzire l’Italia per oltre un secolo! Con oltre 3.000 km di agonia, eroi sudati e qualche pasticciaccio doping, l’edizione 2025 è la numero 108 – nata nel 1909 da un gruppo di geni della Gazzetta dello Sport. Pensate, dai 127 ciclisti partiti da piazzale Loreto a Milano, solo 43 hanno finito, con Luigi Ganna che ha stracciato tutti.

Ebbene, signori e signore, tuffiamoci nei meandri di questa corsa che non è solo sport, ma un casino di e dramma all’italiana. Il Giro d’Italia, organizzato dalla Gazzetta dello Sport, si snoda per 3.000-4.000 km in circa 20 tappe, e le sue origini risalgono al 1909, quando le bici erano un lusso per pochi tosti nel Centro-Nord – roba da ridere per il Sud, eh? In quel periodo, post-bellico e tutto, la bici stava diventando di moda, e il primo vincitore, Luigi Ganna, ha dato il via a un circo di sfide epiche che ha visto evolversi la gara tra guerre mondiali, con interruzioni solo per le bombe.

Passiamo alle origini del Giro d’Italia: nato nel 1909, quando la bici moderna aveva circa trent’anni, era usata da milioni ma soprattutto dai yankee del Nord Italia, lasciando il Sud a piedi – che ingiustizia, no? Il ciclismo sportivo era già una cosa seria, ispirato al Tour de France del 1903, e qui in Italia, geni come Armando Cougnet della Gazzetta hanno creato il format, trasformandolo in un evento da non perdere.

Negli anni eroici: dalle origini alla Seconda guerra mondiale, il Giro era una follia pura! La prima edizione del 1909 aveva otto tappe, tutte su strade di ghiaia dove i ciclisti dovevano arrangiarsi da soli – niente auto al seguito, solo muscoli e sudore. Solo 43 su 127 sono arrivati, con Luigi Ganna che ha vinto alla grande. Tra le due guerre, star come Costante Girardengo e Gino Bartali hanno fatto impazzire le folle, e nel 1931 è arrivata la mitica maglia rosa – un omaggio furbetto alla Gazzetta, come se non fosse ovvio.

Poi, la crescita del Giro: dalla ricostruzione a oggi, che spettacolo! Dopo la pausa per la guerra nel 1941-45, è ripartito nel 1946 con Fausto Coppi e Gino Bartali che si sono azzuffati come nemici storici, dividendoci in tifosi pro e contro – roba che ha fatto più notizia del ! Negli anni ’60, arriva il doping con Eddy Merckx, il "cannibale" che ha vinto cinque volte ma è stato beccato positivo nel 1969 – squalificato e poi di nuovo re, mentre Felice Gimondi provava a dargli filo da torcere. E non dimentichiamo Marco Pantani, il ribelle che ha vinto nel 1998 ma è stato sospeso nel 1999 per valori ematici da guinness – complotto o colpa sua? L’ultimo trionfatore è Tadej Pogačar nel 2024, ma chissà che casini ci riserverà il prossimo.

Per i record di vittorie: alcune statistiche da urlo! Alfredo Binda, Fausto Coppi e Eddy Merckx hanno dominato con cinque vittorie ciascuno – Coppi ha vinto a soli 20 anni e 298 giorni, mentre Fiorenzo Magni è stato il vecchietto vincente a 35 anni e 180 giorni. Mario Cipollini? Il re delle tappe con 42 vittorie! E non solo la classifica finale conta: c’è la maglia ciclamino per i punti, l’azzurra per la montagna, e la bianca per i giovani under 25. Ah, e quella famigerata maglia nera per l’ultimo in classifica, data dal 1946 al 1951 e nel 1967 – un trofeo per i perdenti, che genio!

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