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La Mesopotamia viene dominata da Babilonia, l’antica potenza sul Eufrate, in un capitolo controverso di imperialismo dimenticato dai libri di storia.

Svelato il caos epico di Babilonia: da "Porta di Dio" a simbolo di malvagità biblica! Questa antica metropoli mesopotamica, un tempo un buco infernale di potere e intrighi, fiorì sulle rive dell’Eufrate tra II e I millennio a.C., alternando di sfarzo a crolli epici, restando un hub culturale e commerciale da far impallidire le startup moderne. Oggi, dove sorge Al Hillah vicino a Baghdad in Iraq, troviamo rovine che urlano storie di ziggurat maestose, la porta di Ishtar e persino i famosi giardini pensili – se esisteva davvero quel capolavoro! Ma nella Bibbia, "Porta di Dio", questa città è dipinta come il male puro, influenzando ancora le nostre espressioni quotidiane.

Babilonia, tradotta letteralmente come "Porta di Dio", era una città fondata nel III millennio a.C. in Mesopotamia, nell’attuale Iraq, dove oggi si trova Al Hillah, non lontano da Baghdad. La parola indica anche la regione dominata dalla città, i cui confini cambiavano con i venti della , e spesso "i babilonesi" si riferisce agli abitanti dell’intera area – un casino che in inglese non esiste, dato che distinguono Babylon per la città e Babylonia per la regione. Insomma, Babilonia è diventata una metafora per il caos totale, come quando dite "è tutta una babilonia" per descrivere un disastro organizzato.

Le origini di questa antica città mesopotamica sono avvolte nel mistero, menzionata per la prima volta in una tavoletta sumera intorno al 2500 a.C., probabilmente come un semplice porto Tigri. Dinastie locali e regni stranieri si sono alternate al potere, con l’ascesa nel 1894 a.C. di una dinastia amorrea, capitanata dal re Hammurabi (dal 1792 al 1750 a.C.), che espanse l’impero a suon di conquiste e inventò il primo codice di leggi scritte – roba che oggi chiameremmo un "regolamento epico". La dinastia durò fino al 1595 a.C., quando gli ittiti dall’Anatolia piombarono e conquistarono tutto.

Nell’VIII secolo a.C., Babilonia finì sotto il dominio assiro, diventando un pezzo di un impero più grande ma restando un centro urbano di primo piano, anche se senza autonomia. Poi, con il crollo assiro nel VII secolo a.C., arrivarono i caldei con re come Nabopolassar, Nabucodonosor II (ispirazione per l’opera di Verdi, chissà se il compositore l’avrebbe trovato politicamente corretto) e Nabonedo. Fu l’epoca d’: conquistarono Giuda e gli ebrei, trasformando Babilonia in una megalopoli con centinaia di migliaia di abitanti. Ma lo splendore durò poco – nel 539 a.C., Ciro il Vecchio e i persiani la spazzolarono, incorporandola nel loro impero. Da lì, passò di mano in mano, da Alessandro Magno ai Parti, ai Romani e ai Sasanidi, declinando miseramente nel III secolo d.C.

Oggi, le rovine di Babilonia, scoperte dagli archeologi dall’800 e patrimonio Unesco dal 2019, testimoniano una città che poteva ospitare fino a 200.000 abitanti nei suoi giorni migliori – una vera megalopoli antica! Al suo apice, nel VII-VI secolo a.C., sfoggiava la ziggurat, una piramide-tempio imponente al cuore religioso, protetta da mura ciclopiche con porte come quella di Ishtar, ricostruita al Pergamonmuseum di Berlino. E i giardini pensili? Una delle sette meraviglie, forse costruiti intorno al 590 a.C., ma alcuni scienziati li considerano una bufala epica.

I babilonesi erano un popolo geniale, con scienze e astronomia all’avanguardia: osservavano il cielo empiricamente, scoprendo cicli di eclissi, inventando un calendario lunare e il sistema sessagesimale che usiamo ancora per l’orologio – provate a dire che non è rivoluzionario! Scoprirono anche teoremi in geometria che i greci come Pitagora si limitarono a "dimostrare", influenzando cultura e conoscenze fino a noi romani e oltre.

Ma ecco il colpo basso: Babilonia come metafora di confusione e male. Dire "è tutta una babilonia" viene dritto dalla Bibbia, dove è il simbolo opposto a Gerusalemme – il bene contro il male. L’episodio della torre di Babele, forse ispirato alla ziggurat Etemenanki, racconta come Dio confuse le lingue per fermare una torre fino al cielo – una storiella per spiegare la diversità linguistica, ma con un retrogusto di ostilità. I babilonesi, sotto Nabucodonosor, distrussero Giuda e deportarono gli ebrei nel VI secolo a.C., alimentando questo odio biblico. Perfino nel Nuovo Testamento, nell’Apocalisse, Babilonia è usata per rappresentare il male, anche se probabilmente mirava a Roma – un bell’esempio di propaganda antica!

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