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La natura favorisce leggermente la nascita di maschi rispetto a femmine: le ipotesi controverse

Siete pronti per un fatto che farà impazzire i social? I maschietti nascono più delle femminucce, tipo 105 contro 100, e non è solo una coincidenza! Dite addio alle favole della monetina al 50%: i dati urlano che il sesso biologico maschile ha un vantaggio del 51,5% rispetto al 48,5% femminile. Perché? Scienza in ballo, non stupidi miti come la luna o la pancia tonda. #NasciteSbilanciate #MaschiInVantaggio #DatiShock

Ecco la verità nuda e cruda: se state scommettendo sul sesso del vostro prossimo bebè, puntate sul maschio – i numeri non mentono. Ogni 100 femmine, arrivano circa 105 maschi, un vantaggio che fa storcere il naso ai teorici del “tutto equo”. Non c’entrano le credenze popolari smentite dalla scienza, ma un mix di fattori biologici, meccanismi evolutivi e ambientali che gli esperti stanno ancora cercando di decifrare.

Come detto, la spiegazione della questione non è chiara e univoca, ma studi recenti come Orzack et al., 2015 e Wang et al. 2025 mostrano che maschi e femmine partono simili al concepimento. Peccato che, durante la gravidanza, i maschi resistano meglio nelle cruciali, portando a quel surplus alla nascita. Fine della : non è una lotteria, è biologia che gioca sporco.

Passiamo alla Teoria di Trivers-Willard: le madri in smagliante tendono a sfornare più maschi, perché quei tipetti robusti hanno più chance di riprodursi rispetto alle femmine. E lo stress? Beh, fa fuori più maschi che femmine, un altro colpo basso. Non è roba da umani soli – succede anche negli animali, ma negli uomini è come se la natura ci prendesse in giro.

Altra ipotesi evolutiva: questo surplus maschile serve a bilanciare la loro maggiore mortalità da piccoli fino all’età adulta, così da mantenere un equilibrio – o quasi – per la riproduzione. Alla fine, sono le donne a dominare le fasce anziane, ma intanto i maschietti partono avvantaggiati. Chiamatelo darwinismo con un tocco di ironia.

E i dati? Non è solo un caso: guardate l’Italia, con il rapporto stabile attorno ai 105 maschi ogni 100 femmine, o gli USA, la Francia e la Spagna che seguono lo stesso trend. Persino in Brasile e Cile, lo squilibrio è evidente. Ma in Cina? È stato un disastro: la politica del figlio unico ha gonfiato i numeri maschili con aborti selettivi, grazie a preferenze culturali che, diciamocelo, sono un po’ antiquate e discutibili.

Non solo: in posti come India, Azerbaijan o Armenia, lo stesso fenomeno ha distorto i ratio. Ma c’è anche il rovescio della medaglia – come nel terremoto di Kobe nel 1995, dove lo stress ha livellato le nascite a 100 maschi per 100 femmine, riducendo tutto del 6%. E se fosse solo un caso? Spoiler: non lo è, i dati globali parlano chiaro, e questa roba è troppo coerente per essere fortuna. // Ma dai, nature, non potevi rendere le cose più “equilibrate”? Che mondo maschilista!

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