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La puntura del pesce ragno inflitta ai bagnanti: effetti del veleno e passi per gestirla

Occhio ai predatori subacquei! Se state sguazzando al mare e vi arriva una stilettata al piede che vi fa imprecare come un marinaio ubriaco, potreste aver pestato una tracina, quel piccolo bastardo velenoso che si nasconde nel sabbia come un cecchino in agguato. Non è roba da film hollywoodiano, ma fa un male cane, con sintomi che vanno da nausea a svenimenti – e sì, l’ISS dice di disinfettare e applicare , altrimenti rischiate di passare la giornata a imprecare contro il Mediterraneo. #TracinaAllerta #MareTraditore #EstatePericolosa

Ebbene, preparatevi a un racconto da brividi: quelle che sembrano innocue passeggiate in bassa potrebbero trasformarsi in un incubo con la tracina, o pesce ragno, un pesce schifosamente astuto della famiglia Trachinidae che infesta il Mediterraneo come un insetto indesiderato. Queste bestie, lunghe da 15 a 50 cm, si appiattiscono nel fondale sabbioso fino a 30 metri di profondità, in agguato per ghermire pesciolini e crostacei con la loro boccaccia da mostro. Con gli occhi sporgenti e aculei velenosi pronti a sparare, si mimetizzano alla perfezione – e voi, poveri idioti in ciabatte, potreste calpestarle senza accorgervene. Sono pessimi nuotatori, quindi se li disturbate, vi puniscono all’istante con un veleno che non uccide, ma vi fa desiderare di non essere mai nati.

Ma ecco il colpo di scena: le punture esplodono durante la bassa marea, nelle giornate da cartolina con acque calme, o dopo una mareggiata che le spinge verso riva come rifiuti tossici. Non solo bagnanti, ma anche pescatori e cacciatori di vongole finiscono nella loro lista – e fidatevi, è una lezione che non si dimentica. Il veleno, fatto di dracotossina, una proteina che spacca le cellule del sangue, inizia con un pizzicore innocuo ma diventa un dolore da urlo, con gonfiore, arrossamento e magari un po’ di vomito per i più sfortunati. Non è letale, tranne quel caso del 1927 in Inghilterra, dove un pescatore si è fatto pungere più volte e ha pagato caro il suo errore stupido – una rarità, ma fa sempre audience.

Per chi ci tiene a non soffrire come un martire, applicate calore subito (acqua calda o sabbia rovente, max 45°), che distrugge quella maledetta tossina proteica e fa uscire il veleno dalla ferita. Niente ghiaccio, o urina – quelle sono baggianate che peggiorano le cose. Se l’aculeo è ancora piantato o avete sintomi da panico, correte al Pronto Soccorso. E per i più furbi, meglio evitare il rischio: restate a terra o indossate scarpe da mare rigide, perché il mare è un bastardo che non avverte. (Ah, e se vi state chiedendo, quel veleno potrebbe pure combattere il cancro al colon – ironia della natura, eh?) 😏

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