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La sconfitta di nazisti e fascisti da parte dei sovietici nella battaglia di Stalingrado del 1942-‘43

La di Stalingrado è considerata uno degli scontri più decisivi della Seconda Guerra Mondiale. Combattuta tra l’estate del 1942 e il 2 febbraio 1943, sul territorio attuale della Russia, vide contrapporsi l’Armata rossa sovietica, che ne uscì vittoriosa, alle forze dell’Asse, incluse le truppe naziste. Questo conflitto segnò un’inversione decisiva nel fronte orientale della guerra, dominato da una imponente mobilitazione di uomini e mezzi: si contarono circa 29 milioni di soldati dell’Armata rossa e 17 milioni dell’Asse tra il 1941 e il 1945. Nonostante le prime conquiste tedesche, la resa della 6a Armata a Stalingrado il 2 febbraio 1943 rappresentò un punto di non ritorno per le forze naziste.

Il fronte orientale della guerra

L’inizio del fronte orientale coincide con l’Operazione Barbarossa, l’invasione dell’Unione Sovietica da della Germania, avvenuta il 22 giugno 1941. Adolf Hitler, nonostante un patto di non aggressione con l’URSS, puntava a sconfiggere i sovietici per estendere il dominio tedesco in Europa. Gli invasori, incarnando la dottrina della superiorità ariana, ritennero necessaria la sottomissione dei russi e l’eliminazione della dirigenza politica locale. Nel 1941, l’URSS subì l’invasione di 3.500.000 soldati provenienti dall’Asse, che avanzarono rapidamente occupando vaste aree del territorio sovietico.

L’offensiva tedesca e la risposta sovietica

Nel 1942, l’avanzata verso Stalingrado fu rapida e decisiva. La città, strategicamente posizionata lungo il fiume Volga, divenne il fulcro della sovietica, con un ordine fermo da parte di Stalin di non cedere. La battaglia si trasformò in un intenso combattimento urbano, caratterizzato da uno scenario devastato. Nonostante i progressi iniziali dei , l’Armata rossa organizzò una controffensiva che culminò nell’Operazione Urano, lanciata il 19 novembre 1942.

La conclusione del conflitto

Dopo un tentativo di sfondare l’accerchiamento con l’Operazione Tempesta invernale, che fallì, le forze sovietiche intensificarono la pressione. Le difficili condizioni invernali e la mancanza di rifornimenti contribuirono al crollo delle truppe tedesche. La resa della 6a Armata il 2 febbraio 1943 sancì una vittoria decisiva per l’Armata rossa. Circa 1.500.000 soldati dell’Asse e 1.800.000 dell’Armata rossa furono coinvolti nel conflitto, con perdite stimate in un milione per le truppe dell’Asse e 500.000 per i sovietici.

La battaglia di Stalingrado non solo segnò la prima grande della Germania nazista ma anche l’inizio di una serie di offensive che avrebbero condotto alla caduta di Berlino nel 1945 e alla definitiva sconfitta del nazifascismo.

La memoria della battaglia di Stalingrado

Oggi, la battaglia di Stalingrado rimane un elemento cruciale nella memoria storica russa e internazionale. Seppur la città abbia cambiato nome in Volgograd nel 1961, il suo significato storico è rimasto intatto. Un monumento significativo, La madre patria chiama!, fu eretto nel 1967, simboleggiando il ricordo della vittoria sovietica. Numerosi film e canzoni commemorano l’evento, contribuendo a mantenere viva la memoria di questa battaglia epocale.

La Madre Patria chiama. Monumento a Volgograd

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