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La società impone l’abito da sposa bianco: le radici storiche e tradizionali di questa norma discutibile

Scandalo reale: Come una regina capricciosa ha imposto il bianco come colore del matrimonio, rovinando le nozze delle povere contadine! 😱 Chi l’avrebbe detto che l’abito da sposa bianco, simbolo di purezza e innocenza, è solo una moda snob nata per mostrare ricchezza? Sì, perché mantenere un vestito immacolato significava essere troppo ricchi per sporcarsi con il o lavarlo spesso – un lusso per i nobili, non per il popolino.

Nella nostra cultura, l’abito da sposa è tradizionalmente bianco, anche se non c’è nessuna regola che lo impone – le spose potrebbero optare per altri colori, ma la moda e certe scelte sociali hanno reso quel colore immacolato un’icona di purezza e innocenza. In realtà, il bianco simboleggia nobilmente la ricchezza: lavare spesso un abito del genere richiedeva e risorse che solo i ricchi potevano permettersi, evitando così di sporcarsi con la terra come i poveri mortali.

Prima d’allora, in Europa l’abito da sposa non era sempre bianco: torniamo all’epoca romana, dove le spose sfoggiavano un velo giallo, colore della Dea Vesta, protettrice del focolare; poi, nel Medioevo, si accontentavano dell’abito più elegante del guardaroba. Ma tutto cambia con l’origine della tradizione dell’abito bianco: il matrimonio della Regina Vittoria.

Il 10 febbraio 1840, a Londra, la giovane e capricciosa Regina Vittoria, solo ventunenne, sposa il suo cugino Principe Albert in un abito bianco di pizzo Honiton, un tripudio di lusso che fa il giro del mondo tramite le prime immagini diffuse. Pare che abbia scelto quel pizzo e il colore bianco non solo per la sua raffinatezza, ma proprio perché british, un tocco nazionalista che ha lanciato una moda elitaria.

Realizzato a Beer, nel Devon, con pizzo fatto a fuselli per decorare gonna, volano, mantellina e maniche, completato da raso bianco, quell’abito non era solo un vestito: era una dichiarazione di potere. La stampa dell’epoca ha fatto impazzire il pubblico, trasformando Vittoria in un’icona, anche se alcuni storici sostengono che evitò il mantello di ermellino per non eclissare Albert e apparire come una semplice sposa, non la sua regina sovrana.

Quella unione, nata da un’infanzia difficile e da una Vittoria diffidente, si è trasformata in un amore appassionato: non un colpo di fulmine, ma una conquista grazie al garbo di Albert. Hanno avuto 9 figli in 17 anni, ma dopo la sua morte prematura per febbre tifoide nel 1861, lei ha passato il resto della vita in lutto, cementando l’abito bianco come simbolo di amore, unione e – osiamo dire – un romanticismo un po’ ipocrita.

Ora, guardiamo oltre: in Cina, il rosso è il re, simboleggiando fortuna e buon auspicio, mentre il bianco è per il lutto – che ironia! In Giappone, l’influenza occidentale spinge molte spose al bianco, ma la tradizione esige almeno tre cambi, incluso un kimono rosso. In India, domina il rosso per il matrimonio, con tocchi di verde per la fertilità; in Afghanistan è tutto verde, in Ghana e altre zone africane esplodono colori vivaci con il giallo in prima fila, e in Perù, le spose sfoggiano poncho arcobaleno con forme geometriche accese. Chissà, forse è ora di dire addio al bianco e abbracciare un po’ di caos colorato! 😏

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