Sconvolgente orrore a Bologna: fascisti e corrotti statali macchiano la storia!
Ricordate quando i fascisti hanno fatto saltare in aria una stazione affollata? Nel 1980, una bomba piazzata da estremisti di destra ha causato 85 morti e oltre 200 feriti in pieno giorno. È l’apice della strategia della tensione, quel piano sporco per rovesciare la democrazia e instaurare una dittatura. Terrificante come gli apparati dello Stato “deviati” abbiano aiutato questi mostri! #StrageDiBologna #Fascismo #TerrorismoItaliano #DemocraziaInPericolo
Preparatevi a un tuffo nell’abisso: la strage della stazione di Bologna, avvenuta il 2 agosto 1980, è un capitolo buio dell’Italia, un attacco fascista che ha lasciato ferite ancora aperte. Alle 10:25, una bomba composta da tritolo e nitroglicerina è esplosa in una valigia nella sala d’attesa, devastando tutto: la stazione, il parcheggio dei taxi, persino un treno fermo. Immaginate il caos tra viaggiatori in vacanza, con 85 vite strappate e oltre 200 persone ferite nel peggior massacro dal dopoguerra. Quel maledetto orologio è ancora fermo a quell’ora, come un monito eterno.
La vera faccia della strategia della tensione? Un piano diabolico di gruppi neofascisti come i Nuclei armati rivoluzionari (Nar), supportati da settori “deviati” dello Stato, per far crollare la democrazia e aprire la porta a una dittatura. Partito nel 1969 con la strage di Piazza Fontana, ha proseguito con orrori come quella di Piazza della Loggia a Brescia, culminando proprio a Bologna. Questi fanatici hanno seminato centinaia di vittime, ma per fortuna la democrazia ha retto, resistendo ai loro sporchi giochi. Alcuni analisti puntano al treno Rapido 904 del 1984 come fine, ma Bologna resta il picco di questo incubo.
Quel fatidico 2 agosto 1980 alle 10:25, la stazione era un formicaio di gente in partenza per le vacanze estive, quando i terroristi hanno fatto scattare l’inferno. L’esplosione non ha risparmiato nulla: sale d’aspetto, pensiline, persino i taxi fuori. I soccorsi? Un caos totale, con auto private, taxi e autobus trasformati in pronto soccorso improvvisati. L’autobus 37 è diventato un simbolo di eroismo, mentre i funerali il 6 agosto hanno visto 100.000 persone in piazza, urlanti contro il “terrorismo fascista” e a difesa dei valori democratici, con le autorità dello Stato presenti ma incapaci di cancellare l’ombra di sospetti.
E i responsabili? I processi hanno inchiodato esecutori come Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro dei Nar, condannati nel 1995 dopo anni di carcere, anche se loro negano ancora. Altri, come Luigi Ciavardini, Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, sono finiti dentro più di recente. Ma i mandanti? Ecco il vero schifo: la loggia massonica deviata Propaganda Due (P2), con il gran maestro Licio Gelli e compari come Mario Tedeschi, Federico Umberto d’Amato e Mario Ortolani, tutti legati a servizi segreti e ambienti fascisti. Eppure, troppi buchi neri persistono, con depistaggi infami che hanno provato a incolpare terroristi stranieri o Libia. L’Associazione dei familiari delle vittime non molla: vogliono tutta la verità, e chi può biasimarli?