La svastica (swastika, in sanscrito) è un simbolo anticamente associato a significati religiosi e culturali prima di essere associato al nazismo. Gli scavi archeologici di Heinrich Schliemann, che portarono alla luce le rovine dell’antica città di Troia, rivelarono fra i reperti un simbolo che sarebbe stato identificato in seguito con la “croce uncinata”, considerata rappresentativa delle antiche popolazioni europee. Nel corso del Novecento, il simbolo si diffuse in Europa come emblema di prosperità e buon auspicio. Tuttavia, dopo il Primo Conflitto Mondiale, la svastica divenne simbolo della cosiddetta “razza ariana”, veicolando un significato legato all’orgoglio nazionalista tedesco. Nel 1920, il partito nazista adottò formalmente la svastica, modificandone in modo significativo la connotazione. Di conseguenza, in Occidente, il simbolo acquistò significati decisamente negativi.
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Crediti: Wilson, Thomas, 1832–1902
Il significato della svastica, un simbolo globalmente diffuso
La parola swastica è di origine sanscrita e ha radici storiche precedenti alla sua associazione con il nazismo. Questo termine maschile, che in italiano viene erroneamente interpretato come femminile, è composto dal prefisso sw-, che significa “bene”, e da -asti, una coniugazione del verbo essere; il suffisso -ka indica un diminutivo, traducendo così la svastica come “un piccolo portafortuna”, simbolo di positività. Ancora oggi, è possibile trovare questo simbolo inciso su porte e muri, specialmente in luoghi come Bali o Lituania, caratterizzato come una croce con bracci di uguale lunghezza, ognuno terminante con una curvatura, rivolta verso destra o sinistra.
Nel linguaggio tedesco, il termine “Hakenkreuz” si traduce come “croce uncinata”, mentre in italiano è conosciuto anche come “croce a quattro battenti”. In Francia, è identificata con il termine “croix gammée”, in riferimento alla somiglianza con la lettera greca gamma. Fra le attestazioni storiche più antiche, si evidenzia la presenza di uno swastica sull’anello di Gengis Khan, inciso accanto all’iscrizione “Re del Mondo”. Si tratta di un simbolo la cui diffusione non è stata limitata all’Asia; infatti, è presente anche nell’antica America, dove gli indiani lo utilizzavano fino ai primi del Novecento, così come nell’arte della Grecia pre-ellenica e fra i Celti. La svastica sembrerebbe essere stata anche emblema di Cristo fino alla fine del Medioevo.
Il centro della svastica come origine e fine di ogni cosa
La svastica racchiude una simbologia antichissima, rappresentando un principio spirituale e cosmico che si estende nel tempo e nello spazio. La forma del simbolo, con i suoi bracci, è interpretata come l’emanazione di un Principio dal centro, il quale simboleggia sia il punto di partenza che di arrivo. I bracci rappresentano quindi un legame continuo tra il Centro e ogni forma di esistenza. Questa simbolica conferisce un senso di movimento, con potenziali azioni di rotazione oraria o antioraria. L’immagine del Centro, che è l’inizio e la fine, trova paralleli nel concetto di Alpha e Omega, presente in alcune tradizioni religiose. In contesti come quello indù, la svastica è collegata al movimento cosmico e alla ciclicità, ribadendo legami con simboli sacri come “Aum”, rappresentazione del divino.
È significativo notare che simili rappresentazioni della svastica si trovano sia nelle tradizioni antiche indù che in pratiche esoteriche cristiane medievali. Sebbene oggi il simbolo evoca ricordi di uno dei capitoli più oscuri della storia, nella storia passata significava prosperità, armonia universale e il ciclo della vita.