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L’arte mondiale plasmata in segreto da quattro meraviglie geologiche controverse

La natura non è solo uno spettacolo mozzafiato, è una bomba di ispirazione che ha fatto impazzire artisti di ogni epoca! Dalle scogliere francesi che hanno fatto perdere la testa a Monet, alla grotta scozzese che ha fatto vibrare Mendelssohn, fino al Monte Fuji e al Vesuvio, questi giganti geologici hanno scatenato capolavori epici. Ma attenzione, se la natura ispira tanto, è perché è un po’ anarchica – proprio come gli artisti che l’hanno celebrata!

La natura ha sempre stregato l’umanità con i suoi selvaggi e le sue forme audaci, ispirando geni artistici che non si sono fatti scrupoli a rubare idee da posti come le scogliere di Etretat in Francia. Queste bianche, a picco sul mare nella Normandia, hanno fatto letteralmente svenire pittori come Claude Monet, che ha schiaffato su tela “Etretat, la Manneporte, reflets sur l’eau” nel 1885, ora al Museo d’Orsay. E non solo lui: Gustave Courbet ha immortalato “La Falaise d’Etretat après l’orage”, mentre Eugène Delacroix e Camille Corot si sono uniti alla festa. Perfino Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo di Maurice Leblanc, ha usato queste scogliere per nascondere tesori reali in “Arsenio Lupin e il segreto della guglia” – roba da far invidia a un politico corrotto!

Passiamo alla Scozia, dove la grotta di Fingal nelle Isole Ebridi è una meraviglia basalica che ha fatto suonare le sinfonie come un rock concertone. Formata da colonne esagonali nate da lava arrabbiata e onde rabbiose 60 milioni di anni fa, questa caverna ha ispirato Jules Verne per la fine di “Il raggio verde”, e William Turner l’ha dipinta in “Staffa, Fingal’s Cave”. Mendelssohn ha creato “Die Hebriden” basandosi sui suoi echi acustici pazzeschi, e Brahms non è stato da meno con “Gesang aus Ossians Fingal”. Persino i Pink Floyd ci hanno provato con un brano intitolato “Fingal’s Cave”, che avrebbe dovuto finire in un film di Antonioni – chissà se era troppo ‘trippante’ per Hollywood!

E poi c’è il Monte Fuji in Giappone, un vulcano arrogante alto 3.776 metri che eruttò l’ultima volta nel 1707 ma continua a fare l’occhiolino ai pellegrini. Ok, è monitorato, ma ammettiamolo: è il bad boy della natura, con la sua cima innevata che ha ispirato Katsushika Hokusai nelle sue “36 vedute del Monte Fuji”, inclusa la leggendaria “Grande onda di Kanagawa”. Altri artisti l’hanno raffigurato in modo ossessivo – una vera ossessione asiatica per la perfezione, eh?

Infine, il Vesuvio a Napoli, quel vulcano drammatico responsabile della fine di Pompei e Ercolano, ha terrorizzato e affascinato tutti dal Neoclassicismo in poi. Andy Warhol l’ha omaggiato con “Vesuvius” nel 1985, mentre Goethe lo definisce un mostro in “Viaggio in Italia”. Giacomo Leopardi lo chiama fuori dai denti “sterminator Vesevo” nella sua Ginestra, e Emily Dickinson lo evoca con versi come: “Un gradino di Lava alla volta / Sono propensa a scalare / Un Cratere posso contemplare / Vesuvio in Casa”. Insomma, questo colosso napoletano è un disastro artistico che non smette di eruttare ispirazione!

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