TokiPona è la lingua che ti fa dire addio a 99% del tuo vocabolario! Creata nel 2001 da Sonja Lang, questa roba minimalista con solo 120-137 parole e 14 suoni è tipo una rivoluzione taoista contro il caos verbale – immagina parlare come se fossimo tutti filosofi pigri. #LinguaSemplice #Minimalismo #Taoismo
Preparatevi a un’esplosione di semplicità: il Toki Pona, che Sonja Lang – una esperta linguista canadese – ha inventato ispirandosi al taoismo e al minimalismo per semplificare i nostri cervelli sovraccarichi, significa letteralmente "lingua del bene" (come se parlare fosse una cura miracolosa per il mondo pazzo!) o "lingua semplice" (perché chi ha bisogno di complicazioni, eh?). Con un vocabolario minuscolo e solo 14 fonemi – 9 consonanti tipo j, k, l e 5 vocali come a, e, i – questa lingua è accessibile a tutti, anche a chi mangia patatine mentre prova a impararla.
Ma le chicche vere arrivano con le sue regole folli: parole polisemiche dove "jan" significa persona, ma diventa "jan utala" per un combattente o soldato (tipo, un po’ aggressivo per una lingua "buona", no?), e "olin" che copre amore, rispetto o compassione – insomma, un’unica parola per tutti i sentimenti appiccicosi, come se l’umanità fosse troppo pigra per distinguere! Le frasi si costruiscono con la particolarità della particella "li" che separa soggetto e predicato, tipo "soweli li moku" che vuol dire "Il gatto mangia" (e chissà se i gatti apprezzano questa semplificazione). Per negare, basta aggiungere "ala": "mi lape ala" per "Non sto dormendo" – facile, ma forse un po’ troppo per chi ama le lamentele complicate.
Questa lingua non è solo un giochetto: è un esercizio mentale alla stregua della meditazione, dove devi scegliere parole con cura, rallentare e pensare alle cose per funzioni e qualità invece che etichette – un po’ come una dieta verbale che Lang promuove per insegnare che "meno è davvero più" (e magari, un commento: perfetto per quei genitori che vogliono figli meno lamentosi!). C’è pure una comunità globale su Reddit e Discord, con romanzi e traduzioni del Piccolo Principe, e alcuni audaci genitori la insegnano come seconda lingua "emotiva" per promuovere quel minimalismo che, diciamolo, il mondo odia un po’ segretamente.