Il problema delle pile usa e getta dimenticate è comune. Spesso, in assenza di strumenti adeguati, è difficile stabilire se una batteria contenuta in un dispositivo in disuso possa essere ancora utilizzabile. Dal 1996, per affrontare questo problema, Duracell e Energizer hanno introdotto sul mercato batterie munite di un indicatore di stato, attivabile semplicemente premendo due tasti. Queste batterie, capace di mostrare l’energia residua mediante inchiostri termici, attualmente non sono più commercializzate. Le ragioni della loro scomparsa non sono del tutto chiare, ma si può ipotizzare che i costi di produzione abbiano giocato un ruolo decisivo.
Cosa sono le pile alcaline e quali caratteristiche hanno
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Le comuni batterie usa e getta si basano su reazioni chimiche. Le pile alcaline, tra le più diffuse, utilizzano zinco metallico (Zn) e biossido di manganese (MnO2) come elementi ai poli, separati da un composto alcalino, l’idrossido di potassio (KOH), che consente il passaggio degli ioni. Le batterie presentano due caratteristiche principali: l’intensità di corrente, misurata in ampere (A), e la differenza di potenziale, espressa in volt (V). Queste grandezze possono essere misurate con strumenti elettronici come multimetri o tester, spesso forniti dalle stesse aziende produttrici di batterie.
Come si misurava il livello di carica delle batterie: un circuito e l’inchiostro
La difficoltà di avere sempre a disposizione uno strumento di misurazione ha portato gli inventori Burroughs e O’Kain a sviluppare un sistema miniaturizzato per testare le batterie, integrabile sull’etichetta. Nel 1996, sia Duracell che Energizer hanno lanciato sistemi di misurazione simili. Il primo sistema presenta un indicatore capace di cambiare colore, mentre il secondo è composto da una striscia che si colora in base alla potenza residua, simile a una barra di caricamento. Le versioni più moderne di questi indicatori utilizzano un sistema suddiviso in quattro settori, che varia dal rosso al verde, per facilitare la lettura dello stato della batteria.
Il funzionamento dell’indicatore è basato su un’area colorata con inchiostro termocromico, che cambia colore al variare della temperatura. Sotto l’etichetta, diversi strati, tra cui una lamina metallica, si attivano premendo i punti indicati, mettendo la lamina a contatto con i poli della batteria. Le caratteristiche della lamina stessa, più stretta al polo negativo e più larga al positivo, permettono di stimare la persistenza della carica. Quando la corrente attraversa la lamina, essa si scalda e attiva il cambiamento di colore dell’inchiostro, che fornisce un’indicazione sul livello di carica residua.
Perché l’indicatore di carica delle pile è scomparso
Nonostante la funzionalità pratica degli indicatori, la loro diffusione è stata limitata. Tra le ipotesi vi è la considerazione dei costi aggiuntivi per la produzione di batterie dotate di questa tecnologia. Oggi, la tecnologia è riservata a poche linee di batterie “premium”, anche a distanza di decenni dal deposito dei brevetti. La competizione tra Duracell e Energizer, con questioni legali relative ai brevetti depositati nel 1991, ha ulteriormente influito sulla diffusione di questi sistemi, portando infine a una rara presenza sul mercato attuale.