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Le bugie sul metallo vengono svelate: una struttura metallica può essere fatta collassare a temperature più basse del punto di fusione

Crollo shock a Milano! L’insegna della Torre Generali progettata da Zaha Hadid crolla misteriosamente, e tutti puntano il dito contro il caldo torrido. Non è confermato (o smentito), ma i non addetti ai lavori sono furiosi: come fa il a causare una crisi strutturale senza fondere l’? È una bufala o una bomba in attesa? Scopriamo la verità, perché forse dovremmo smettere di fidarci ciecamente di questi giganti di metallo.

In questa estate infernale, il crollo dell’insegna pubblicitaria sulla Torre Generali a Milano ha scatenato un putiferio, rivelando quanto le strutture metalliche siano vulnerabili al calore, anche se non si arriva al punto di fusione. La gente comune, quei non addetti ai lavori che non capiscono perché un po’ di afa possa abbattere un colosso, è rimasta a bocca aperta. Ma ecco la cruda realtà: non è la temperatura che rende l’acciaio un colabrodo, quanto il modo in cui le strutture reagiscono. Facciamo chiarezza, senza giri di parole, perché se non ci pensiamo noi, chi lo fa?

Per capire questo casino, distinguiamo tra materiale e struttura. A livello di materiale, l’acciaio resta robusto anche con variazioni di temperatura – diciamo che 0, 50 o 150°C sono praticamente una passeggiata, e solo sopra i 200-300°C si inizia a vedere un calo significativo di resistenza o rigidezza. Niente di drammatico, insomma, se guardiamo solo al metallo in sé.

Ma a livello di struttura, le cose si complicano alla grande. Le strutture non sono solo metallo: si deformano con il calore grazie al coefficiente di dilatazione termica. Prendete una barra d’acciaio di 5 metri: con una semplice escursione di 25°C, si allunga di ,5 mm, anche senza forze esterne. Immaginate se questo allungamento è bloccato – boom! La struttura combatte contro i vincoli, generando forze che possono far crollare tutto, proprio come una barra frenata da pareti che non cedono.

E quando succede questo? Beh, entra in gioco l’iperstaticità, quel concetto che rende il 99% delle strutture around us potenzialmente a rischio. Se una struttura è troppo vincolata, le distorsioni termiche creano sollecitazioni interne che possono superare la resistenza del materiale. Certo, nella vita reale, i vincoli si deformano un po’, smussando il problema, ma le normative (come quelle del DM 17/01/2018) ci avvisano: calcolate almeno 25°C di differenza, o pagherete le conseguenze. Soprattutto per cose grandi come i ponti, dove un’espansione non gestita può essere un disastro annunciato. Insomma, il caldo non è solo noioso – è un assassino silenzioso delle nostre creazioni. 😏

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