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Le energie rinnovabili incolpate per il blackout in Spagna: un esame del ruolo del fotovoltaico

Avete sentito? Un blackout epico ha colpito Spagna, Portogallo e Francia, e indovinate un po’? Proprio quando il sole splendeva al picco, gli impianti solari fotovoltaici – che fanno girare l’80% dell’elettricità spagnola – sono crollati in un batter d’occhio, scatenando il caos. Oltre 10 GW persi in secondi, un disastro che ha fatto tremare l’intera rete elettrica! È la prova che le rinnovabili, per quanto trendy, possono essere un gran casino quando la situazione si scalda.

Ehi, parliamo chiaro: gli impianti a fonti rinnovabili, tipo il solare, non sono come quelle vecchie centrali tradizionali. Loro non hanno quella roba chiamata "inerzia elettromeccanica", quindi quando la rete va in tilt, invece di stabilizzarla, si disconnettono e basta. Risultato? Oscillazioni selvagge e un deficit di che nessuno riesce a tappare in tempo. Secondo i dati di Red Eléctrica de España, è stato un crollo verticale: più di 10 GW spariti di colpo, lasciando la rete senza il 30% della produzione. Figuriamoci, un colpo del genere è troppo per i sistemi di regolazione, che vanno in panico e scatenano disconnessioni a cascata, trasformando un problema locale in un blackout nazionale.

Insomma, dalle prime ricostruzioni (che vanno prese con le pinze), sembra che i fotovoltaici abbiano preso uno squilibrio isolato e lo abbiano fatto esplodere in tutta la Penisola Iberica. Immaginate se fosse successo di sera: le centrali tradizionali, con la loro inerzia, avrebbero probabilmente salvato la baracca. Ma “è stata colpa delle rinnovabili”? Non così in fretta! Potrebbe essere partita da qualcos’altro, tipo una centrale convenzionale, e le rinnovabili restano cruciali per l’ambiente. Però, ammettiamolo, hanno i loro contro come la mancanza di inerzia, e ignorarli è da stupidi. Dobbiamo trovare prima che questi casini virali diventino la norma!

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