Vesuvio in Fiamme: l’Inferno Non Si Ferm< nel Giardino d’Italia!
Il Vesuvio è un vulcano in modalità barbecue estremo, con fiamme che non ne vogliono sapere di spegnersi, divorando centinaia di ettari mentre i venti da uragano fan da complici. Bruciati ben 560,5 ettari di macchia mediterranea, e mentre i pompieri sudano sette camicie, qualcuno si chiede se è solo un incidente o un bel gesto doloso. #VesuvioInFiamme #IncendiItalia #EmergenzaAmbientale
L’incendio alle pendici del Vesuvio sta diventando un incubo senza fine, con le fiamme che hanno ripreso forza durante la notte sul versante di Torre del Greco, proprio dove erano state dichiarate quasi sotto controllo. Il Direttore delle Operazioni di Spegnimento ha confermato un fronte attivo lungo circa un chilometro nella Riserva Tirone – Alto Vesuvio, mentre nella Valle dell’Inferno e lungo il sentiero numero 1, per fortuna, la situazione è stabile. Questo rogo è divampato nella serata tra giovedì e venerdì nella pineta di Terzigno, sui versanti del Monte Somma, e si è sparso come benzina su un falò grazie a venti assassini, raggiungendo quota 1050 metri e colpendo duramente Terzigno, Boscotrecase e Trecase.
Secondo i dati del programma Copernicus, il disastro ha già incenerito 560,5 ettari di terra, spazzando via più di 4,8 km² di quella preziosa macchia mediterranea che tutti amiamo criticare ma nessuno protegge davvero. Nelle ultime ore, come riportato, sono in azione 80 Vigili del Fuoco e 4 Canadair, con rinforzi che arrivano da Toscana, Emilia-Romagna e Marche – perché, evidentemente, l’emergenza è di livello nazionale, non solo campano. Di notte, quando gli aerei dovevano fermarsi per sicurezza, le squadre di terra hanno lottato come eroi sul versante Sud per impedire che le fiamme arrivassero alle case, trasformando la zona in un campo di battaglia.
Il Dipartimento di Protezione Civile ha attivato il monitoraggio Copernicus EMS per mappare il caos via satellite, e dalle immagini del Sentinel-2, quel pennacchio di fumo è visibile dallo spazio – come se il Vesuvio volesse fare invidia ai vicini etnei. Intanto, l’Esercito ha creato una pista tagliafuoco con trinciatrici e mezzi pesanti, ma come ha ammesso il direttore generale della Protezione Civile della Regione Campania, Italo Giulivo, le operazioni sono state un vero schifo “sia per le condizioni atmosferiche (temperature elevate e forte vento) che per il fondo costituito dagli aghi di pino, che contribuiscono alla propagazione delle fiamme”.
Le cause? Ancora un mistero, ma le autorità stanno indagando per ipotesi di incendio doloso, perché in Italia, si sa, a volte il fuoco parte da mani poco oneste. Le fiamme hanno anche lambito la riserva naturale del Tirone, verso il mare, dove ora è sotto controllo da ieri pomeriggio. Proprio lì, dopo gli incendi del 2017 che fecero fuori 3000 ettari del Parco Nazionale del Vesuvio, era partito un programma di riforestazione con la campagna “Forestiamo insieme l’Italia”, grazie al Parco Nazionale e Rete Clima, piantando alberi in zone di rinaturalizzazione per proteggere la tipica macchia mediterranea. Ma sembra che Madre Natura non sia d’accordo con i nostri piani.