Negli ultimi anni, il tema dell’impatto ambientale dei forni crematori ha guadagnato sempre più attenzione. Nonostante la cremazione sia una pratica in continua diffusione e culturalmente accettata, soprattutto per la necessità di ridurre gli spazi cimiteriali, le implicazioni ecologiche richiedono un’analisi più approfondita. In Italia, attualmente non esiste una legge unitaria a livello nazionale che regoli le emissioni dei forni crematori; la determinazione dei limiti è quindi lasciata alle singole regioni e province.
L’inquinamento prodotto dai forni crematori
Indice Articolo
È fondamentale comprendere quali inquinanti vengano generati durante il processo di cremazione. Tra i principali si trovano polveri, monossido di carbonio, zolfo, composti organici volatili, ossidi di azoto (NOx) e metalli pesanti. Per ridurre la dispersione di tali sostanze nell’atmosfera, vengono installati sistemi di abbattimento dei fumi, così da rispettare i limiti stabiliti dall’Autorizzazione Unica Ambientale.
Strategie per ridurre l’impatto ambientale
È anche importante notare che i sistemi di abbattimento dei fumi funzionano in modo più efficiente quando la temperatura del forno è costante. Per garantire questo, si preferisce un’organizzazione in serie del lavoro; mentre in una camera avviene la cremazione, in un’altra può avvenire l’essiccazione del corpo. Questo approccio permette di mantenere temperature stabili e ottimizzare le performance dei forni.
In assenza di normative nazionali specifiche per il monitoraggio delle emissioni e la gestione degli impianti, l’ISDE (Associazione italiana medici per l’ambiente) ha recentemente pubblicato un position paper che solleva preoccupazioni e proposte di miglioramento in questo ambito.
Normative riguardanti la costruzione dei forni crematori
In merito alla costruzione dei forni crematori, l’articolo 78 del DPR 285/1990 stabilisce che devono essere situati all’interno dei recinti dei cimiteri, accompagnati da una relazione di tipo ambientale e tecnico-sanitaria. Inoltre, in base all’articolo 338 del Regio Decreto 1265/1934, è stabilita una distanza minima di 200 metri dai centri abitati, escludendo i cimiteri di urne. Ciò implica che i forni crematori non possono essere ubicati vicino ad abitazioni, ma devono rispettare un limite di distanza.
La gestione dei forni crematori spetta ai Comuni, che devono approvare il progetto di costruzione e assicurarsi che vengano gestiti correttamente. Le Regioni, dal canto loro, elaborano i “piani regionali di coordinamento” per la realizzazione dei forni, bilanciando il numero di impianti in base alla popolazione e ad altri parametri demografici.