Le verità nascoste del Sole vengono esposte dalle immagini più ravvicinate della sonda Parker, sfidando le nostre convinzioni terrestri

Sole, prendine una! La sonda Parker Solar Probe della NASA ha appena dato una bella “leccata” al Sole, scattando foto epiche a soli 6,1 milioni di km dalla superficie il 24 dicembre 2024 – roba da far arrossire anche i più temerari! Queste immagini mozzafiato rivelano segreti sulla corona solare e il vento solare, quel bastardo che scatena tempeste geomagnetiche e rovina i nostri satelliti. Dal 2021, questa sonda si “immerge” periodicamente nella corona, e stavolta è stato il più vicino di sempre – chiamatelo pure il kamikaze dello spazio! #SoleRibelle #NASASensation #ScienzaVirale

Ma aspettiamo, il vero spettacolo è nel video girato dalla sonda dritto dentro la corona solare: immaginate particelle da un’eruzione che sfrecciano a 1,6 milioni di km/h, come proiettili cosmici, e una pioggia di energia che fa impazzire la telecamera con un effetto “nevicata” da far invidia a un film di fantascienza. Adesso, a 6,1 milioni di km dal Sole, Parker continua a raccogliere dati per smascherare l’origine del vento solare e perché quella corona è così rovente – un milione di gradi Celsius, contro i miseri 5600 della superficie! Il prossimo tuffo è fissato per il 15 settembre 2025, e chissà che non ci regali altre sorprese da urlo.

Grazie a queste immersioni, stiamo finalmente capendo i misteri del Sole da dentro, mica da lontano come facevamo prima con telescopi e sonde che dovevano eclissare quel discone infuocato. Pensate: la corona è un enigma bollente, con temperature folli che sfidano la logica, e già nel 2021, a 13 milioni di km, abbiamo scoperto che i suoi confini sono un casino irregolare, non la linea dritta che ci immaginavamo. Poi, c’è la storia del vento solare: quello “veloce” a 700 km/s, meno denso ma tosto, nasce dai buchi coronali dove il campo magnetico è “aperto” e le particelle scappano come pazze; mentre il “lento” a 350 km/s, più denso, viene da zone magnetiche miste. Nel 2024, abbiamo appreso che il veloce è spinto da campi magnetici a zig-zag, e il lento ha due facce – una da anelli di materiale che collegano regioni solari attive, e l’altra da buchi coronali, quelle zone scure e fredde che sembrano buchi neri in miniatura.

E non dimentichiamo la missionaccia di Parker, battezzata in onore di Eugene Parker, lanciata nel 2018 per ficcare il naso dove nessuno osava: più vicina al Sole di qualunque altra sonda, sfrecciando a 700.000 km/h – l’oggetto più veloce mai costruito dall’uomo, un vero bullet train cosmico! Tutto grazie a uno scudo termico da urlo che protegge i gadget da temperature over 1500°C, altrimenti saremmo fritti. Confrontatelo con Mercurio a 46 milioni di km: Parker è come un mosquito che infastidisce il gigante, e le sue scoperte stanno rivoluzionando la scienza, anche se il Sole resta quel prepotente che ci tiene sulle spine.

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