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L’economia globale messa in ginocchio dall’accordo dazi USA-Cina e tregua per 90 giorni: effetti subiti finora

Bomba commerciale: USA e Cina seppelliscono l’ascia di guerra (ma solo per 90 giorni)? Dazi folli tagliati del 110% a partire dal 14 maggio 2025! Dopo negoziazioni epiche a Ginevra, Trump-style e Pechino si arrendono a una tregua temporanea. Ma è una vittoria o un cerotto su una ferita aperta? #DaziInFuga #GUERRACommerciale #EconomiaInCrisi

In un colpo di scena che fa tremare Wall Street e le fabbriche cinesi, gli Stati Uniti e la Cina hanno concordato di ridurre i dazi reciproci del 110% per i prossimi 90 giorni, a partire dal 14 maggio 2025. Annunciato in una dichiarazione comune lunedì 12 maggio dopo maratone di negoziati a Ginevra, questo patto è un po’ come un bisticcio tra giganti: Trump ha scatenato dazi mostruosi fino al 145% su roba cinese, promettendo di "raddrizzare" il commercio, ma ha solo finito per mandare in tilt entrambe le economie. Il deficit USA con Pechino è schizzato a 295,4 miliardi di dollari nel 2024 – un aumento del 5,8% – mentre il PIL americano si è sgonfiato dello 0,3% nel primo trimestre 2025, la peggiore caduta dal 2022. Insomma, che pasticcio!

Questi dazi selvaggi hanno messo in ginocchio il settore manifatturiero cinese, con l’indice PMI crollato a 49, ben sotto il livello di crescita. Pechino parla di "bruschi cambiamenti nell’ambiente esterno e ad altri fattori", parole del senior statistico Zhao Qinghe, ma in realtà è un disastro: ordini export a 44,7, il minimo da fine 2022, e piccole imprese che chiudono bottega. Dall’altra parte, gli USA si sono illusi di proteggere i loro lavoratori, ma eccoli con importazioni impazzite al 41,3% e consumatori che stringono la cinghia – spesa al ribasso all’,8%, un colpo basso per un’economia che dipende dal 70% proprio da loro. Trump diceva di voler riequilibrare il tutto, ma i numeri urlano il contrario: scambi totali a 582,4 miliardi, con importazioni cinesi a 438,9 miliardi e esportazioni USA in picchiata del ,9%.

Non che ci siano solo brutte notizie: qualche barlume di resilienza negli USA, con investimenti privati su del 9,8% – un po’ come dire "ci prepariamo alla prossima rissa". In Cina, il governo butta lì incentivi al credito e al consumo per tamponare il macello, ma evita stimoli giganti, forse per non ammettere sconfitta. E ora, con questa sospensione parziale dei dazi, gli USA taglieranno l’aliquota aggiuntiva del 24% su beni cinesi (tenendo un misero 10%), mentre Pechino fa lo stesso USA, "sospendendo 24 punti percentuali di tale aliquota [aggiuntiva ‘ad valorem’] per un periodo iniziale di 90 giorni e mantenendo al contempo la restante aliquota aggiuntiva ad valorem del 10% su tali articoli". Secondo il segretario al Tesoro Scott Bessent, è una netta del 115%, da 145% a 30% per gli USA e da 125% a 10% per la Cina. Peccato che sembri più una pausa caffè che una pace duratura – chissà se basterà a evitare il prossimo scontro!

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