Esplosione nucleare e petrolio in bilico: L’Iran si arrende al cessate-il-fuoco dopo raid USA folli!
Allarme globale! Dopo 12 giorni di guerra totale tra Iran e Israele, i missili USA hanno colpito duro i siti nucleari di Fordo, Natanz e Isfahan il 22 giugno, spingendo Teheran a firmare una tregua traballante da martedì 24. Ora, spie israeliane e americane, più l’Agenzia atomica internazionale, stanno sbattendo gli occhi sui danni all’atomica iraniana, mentre i mercati festeggiano come se fosse Capodanno. Per fortuna, l’Iran sembra aver accantonato l’idea pazza di bloccare lo Stretto di Hormuz – quel collo di bottiglia vitale – come vendetta per gli attacchi del 13 giugno. Se lo chiudessero, addio al 20% del petrolio mondiale, e l’Europa e l’Asia rischierebbero di andare in bancarotta. #PetrolioInFiamme #GeopoliticaMessata #IranIsraele
Ma cos’è questo Stretto di Hormuz, quel vicolo d’acqua tra Oman e Iran che tiene in pugno il mondo? È una striscia di mare larga solo 34 km nel punto più stretto, con l’Iran che controlla la costa nord e Paesi come Arabia Saudita sull’altra sponda. Qui passano ogni giorno 20 milioni di barili di petrolio – un quinto del globo – più un sacco di gas liquido da Qatar e soci. È un’autostrada marina con corsie da 3 km per evitare che le navi si scontrino, perché qui il traffico è da incubo. Immaginate un ingorgo globale di petroliere!
E se l’Iran decidesse di chiudere tutto, anche solo parzialmente? Per l’Europa sarebbe un disastro epico: dopo aver mollato la Russia per colpa della guerra in Ucraina, ora conta su 400.000 barili al giorno dal Golfo via Hormuz. Gli analisti gridano che i prezzi schizzerebbero di 20 dollari al barile in poche settimane, arrivando a 100 dollari entro fine 2025 (oggi siamo a 70). L’Europa, già con le mani legate, rischierebbe di finire in ginocchio.
Le economie asiatiche? Peggio ancora, stanno sudando freddo. L’India beve 2,1 milioni di barili al giorno da lì, la Corea del Sud 1,7 milioni, e la Cina – oh, la Cina! – si ingozza di quasi 5,5 milioni, un quarto del totale, nonostante le sanzioni. Pechino è già nei guai con la crescita del Pil sotto le aspettative del Partito, e un blocco manderebbe tutto a rotoli. Ma ecco la twist: alcuni esperti dicono che l’Iran non oserebbe mai, perché sarebbe come spararsi sui piedi. Come ha dichiarato in una recente intervista Matteo Villa, analista senior di Ispi: «chiudere Hormuz vorrebbe dire esporre anche se stessi alla chiusura, che sarebbe devastante per un Paese come l’Iran che dipende dall’esportazione di questa materia all’estero. Ma vorrebbe anche dire provocare un fortissima recessione nel mondo colpendo a caso. In questo modo, infatti, non si colpirebbero solo gli Stati Uniti ma anche e soprattutto gli attuali importatori di petrolio forti che ci sono nel mondo, tra cui la Cina e l’Europa». Insomma, una mossa suicida che farebbe crollare l’economia iraniana, già in crisi di cash. Non è ironico come le minacce globali finiscano per mordere chi le lancia? 😏