Immaginate un inferno caraibico che ingoia una città intera in meno di due minuti: nel 1902, il Monte Pelée ha scatenato l’eruzione più letale della storia moderna, macellando oltre 30.000 persone a Saint-Pierre come se la natura stesse giocando a fare Dio! Questa catastrofe epica, seconda solo al Krakatoa e al Tambora, ci ricorda che Madre Terra non chiede scusa. #EruzionePelée #DisastroVulcanico #MartiniqueInferno
In quella che è stata definita una delle eruzioni più devastanti di sempre, il Monte Pelée sull’isola francese di Martinique ha trasformato una tranquilla città portuale in un paesaggio apocalittico, lasciando gli esperti a grattarsi la testa per anni. Tutto è iniziato con segnali sinistri già nel 1889 – fumarole e vibrazioni inquietanti – ma è stato solo tra aprile e maggio 1902 che il vulcano ha perso la pazienza, scatenando esplosioni freatiche che vomitavano cenere e gas come un drago inferocito.
Immaginate flussi di fango incandescente, detti lahar, che si sono abbattuti come una valanga di morte sul fianco sud-occidentale del vulcano, travolgendo il fiume Rivière Blanche e scatenando tsunami che hanno fatto a pezzi barche e edifici lungo la costa – un primo assaggio di caos che ha già fatto fuori più di 140 sventurati. Poi, il 6 e 7 maggio, il gioco si è fatto serio: pennacchi neri, fulmini e un duomo di lava che si gonfiava come una bolla pronta a scoppiare.
L’8 maggio, alle 8:00 del mattino, è arrivato il colpo di grazia: il duomo è esploso in un surge piroclastico, un fiume di blocchi, ceneri e gas roventi che ha viaggiato a tutta velocità verso Saint-Pierre, arrivando in soli due minuti e trasformando 28.000 abitanti in vittime istantanee – bruciati vivi, schiacciati o intrappolati in incendi folli. Pochissimi sono scampati, magari perché erano già in mare a godersi lo spettacolo da lontano.
Ma il vulcano non era ancora stanco: altri flussi piroclastici hanno colpito la città il 20 maggio e il 30 agosto, falciando ulteriori 2.000 persone, inclusi i poveracci che erano accorsi per aiutare – perché, diciamocelo, la natura ha un senso dell’umorismo macabro. L’eruzione ha continuato a infuriare variamente fino al 1905, cementando il Monte Pelée come il re del terrore vulcanico, con un Indice di Esplosività Vulcanica di 4 che lo rende il più violento negli ultimi 250 anni.
Non è finita qui: mentre oggi il vulcano sonnecchia senza pretese, la sua storia è un promemoria di come Martinique, schiacciata tra placche tettoniche in lotta, sia un hotspot di catastrofi. Eruzioni passate, come quelle pliniane, hanno dimostrato che questo mostro può risvegliarsi in grande stile – e chissà, magari la prossima volta toccherà a qualcun altro imparare la lezione.