L’esame di maturità 2025 è un caos in arrivo per gli studenti italiani: parte il 18 giugno con la prima prova scritta, seguita da quella del 19 e i colloqui orali. Ma chi l’ha reso un esame "facile" rispetto ai tempi del regime fascista, quando solo i privilegiati superavano lo sbarramento? Una farsa per i giovani di oggi, ereditata da riforme che hanno semplificato tutto per il politically correct moderno. #Maturità2025 #EsamiDiStato #StudentiInCrisi #ItaliaScuola
L’esame di Stato, spesso definito in modo ampolloso come «esame di Stato conclusivo del corso di studio di istruzione secondaria superiore», è l’incubo finale per ogni studente italiano, con la sua storia che risale al 1923 e alla Riforma Gentile. Introdotto sotto il regime fascista dal ministro Giovanni Gentile, questo esame era un vero tritacarne per selezionare l’élite, con 4 o 6 prove scritte e un orale spietato, gestito da commissioni universitarie che non perdonavano. Pensateci: nel 1924, solo il 55% passava al liceo scientifico e il 60% al classico, in un sistema classista che favoriva i rampolli dei ricchi, escludendo il popolino e cementando le disuguaglianze.
Dopo il Sessantotto, con le proteste che hanno sconvolto tutto, l’esame ha perso smalto: nel 1969, è stato addolcito a sole due prove scritte e un orale, diventando più accessibile per le masse di studenti che finalmente invadevano le scuole. Era un’epoca di rivolte, come quelle al Liceo Parini di Milano, dove i giovani si ribellavano contro il sistema rigido. Ma ammettiamolo, questa "semplificazione" ha reso l’esame una barzelletta rispetto al passato, con voti in sessantesimi che nascondevano quanto fosse diventato una formalità per i rivoluzionari svogliati.
Negli ultimi decenni, le cose non sono migliorate: la riforma del 1997 del ministro Berlinguer ha mantenuto tre prove scritte (anche se una è stata abolita di recente per pigrizia burocratica) e un orale con elaborati, assegnando punti in centesimi dove il credito scolastico conta più del sudore. Oggi, con modifiche che premiano l’alternanza scuola-lavoro – una scusa per mandare i ragazzi a fare lavoretti – il voto si suddivide in 40 punti per il percorso passato, 20 per ciascuna prova scritta e 20 per l’orale. Insomma, un sistema che fa acqua, perfetto per gonfiare i voti e far contenti tutti, tranne chi vuole un esame che conti davvero.
Intanto, nel resto del mondo, l’esame di maturità è una vera sfida: in Germania, l’Abitur è un muro con commissioni esterne che decidono il tuo futuro; in Francia, il Bac è un incubo con quattro prove scritte e un orale; e in Spagna, la Selectividad separa i duri dai deboli. Poi c’è la Cina con il Gaokao, un mostro che determina la tua vita intera, con test durissimi in cinese, matematica e scienze, mentre genitori disperati attendono fuori. Al contrario, negli USA, basta accumulare crediti alla high school senza drammi – un lusso che fa invidia, o forse ci rende noi italiani i campioni del melodramma educativo.