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L’espressionismo usato come arma dalla CIA durante la Guerra Fredda: come accadde

Negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale, la diffusione del comunismo rappresentava una grande preoccupazione per gli Stati Uniti. In questo contesto, la CIA (Central Intelligence Agency) cercò di utilizzare il movimento espressionista come strumento di propaganda per contrastare l’influenza dell’ideologia sovietica sul pubblico americano.

Il periodo storico era caratterizzato da un clima di sospetto e persecuzione, noto come “maccartismo”, guidato dal senatore Joseph McCarthy tra la fine degli anni ’40 e la fine degli anni ’50. Chiunque fosse considerato sospetto di simpatizzare con i comunisti o di avere posizioni politiche eccessivamente progressiste era a rischio di attacchi. Tra questi vi erano anche giovani artisti dell’Espressionismo Astratto, una corrente artistica fondamentale del primo dopoguerra e uno dei primi fenomeni artistici “tipicamente americani” a influenzare la scena globale.

I gruppi dell’Espressionismo Astratto

L’Espressionismo Astratto comprendeva principalmente due gruppi: gli “action painter”, noti per la loro tecnica energica e gestuale, e i “colour field painter”, che utilizzavano ampie aree di colore. Tra gli action painter si annoverano artisti come Jackson Pollock, Lee Krasner e Willem de Kooning, mentre tra i colour field painter troviamo Mark Rothko e Barnett Newman. Questa corrente mirava a creare opere d’arte che, sebbene astratte, fossero anche espressive e capaci di evocare emozioni. Nonostante le iniziali critiche, il movimento iniziò a essere interpretato come simbolo della libertà artistica contro il totalitarismo, attirando l’attenzione e il sostegno di un ampio settore dell’intellettualità americana.

L’intervento della CIA

Di fronte al crescente consenso per l’Espressionismo Astratto, la CIA riconobbe l’opportunità di utilizzarlo come strumento di propaganda. L’agenzia attuò una strategia attraverso enti come il Congress for Cultural Freedom, che si dedicava a sostenere i valori democratici come parte del patrimonio culturale occidentale. Questa iniziativa portò a un sostegno finanziario per gli artisti e a una maggiore esposizione e acquisizione delle loro opere da parte di musei di prestigio. Il MoMA di New York, presieduto da Nelson Rockefeller, divenne un attore chiave, acquistando numerosi dipinti e organizzando mostre di rilevanza internazionale, come “Twelve Modern American Painters and Sculptors” e “The New American Painting”, la quale ospitava opere come “Convergence” di Pollock.

Queste azioni consolidarono il ruolo di New York come nuovo centro dell’arte mondiale. Sin dai primi anni, emersero sospetti di ingerenza governativa, alimentati dalla rapidità con cui il movimento guadagnò notorietà. Gli artisti associati lavorarono a lungo per sviluppare il proprio stile, ma una volta che il movimento raggiunse una coesione, la sua fama crebbe rapidamente, portando a valutazioni economiche straordinarie. Nel 1957, un anno dopo la morte di Pollock, il Metropolitan Museum acquistò “Autumn Rhythm” per 30.000 dollari, un importo senza precedenti per un’opera di un artista contemporaneo dell’epoca.

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