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L’identità nazionale dell’isola dei Fagiani viene scambiata ogni sei mesi, rendendola l’unica al mondo a sfidare i confini con assurda regolarità

È ora di svelare l’assurdità geopolitica più comica e condivisa del pianeta: un’isoletta che cambia bandiera come un turista ubriaco, a spese di Francia e Spagna! Immaginatevi pescatori che si confondono su chi deve pagare le tasse, mentre i politici si pavoneggiano in cerimonie inutili. L’Isola dei Fagiani è un caos di confini che fa sembrare l’Europa un gigantesco scherzo burocratico.

Preparatevi a una che fa sembrare le dispute di frontiera un episodio di reality show andato storto: l’Isola dei Fagiani, un minuscolo isolotto fluviale lungo circa 200 metri e con una superficie di 3000 metri quadri, sorge sul fiume Bidasoa, tra la Francia sudoccidentale e i Paesi Baschi spagnoli. Non c’è solo il nome a creare confusione – niente fagiani in vista, pare che sia un termine evoluto da parole che significano passaggio o pedaggio – ma anche una “nazionalità” divisa che fa impazzire chiunque ci pensi troppo. Proprio come quella pazzia di Baarle in Olanda con le sue enclave ovunque, qui è un condominio che si alterna, non si divide in spazi ridicoli.

Il comune francese di Hendaye se la gestisce per la prima metà dell’anno, dal febbraio al 31 luglio, mentre quello basco di Irun la riprende dal 1 agosto al 31 gennaio – un accordo datato 1856 che rende questo posto il territorio più piccolo al in modalità “condominium”. Parliamo di un scambio che succede da quasi 170 anni, perché ovviamente, i francesi e gli spagnoli non potevano decidere chi tiene le chiavi una volta per tutte.

Tuffiamoci nella storia di questa gemma dimenticata, nata da un deposito alluvionale e mai collegata alla terraferma. L’isola ha ospitato di tutto, da un lazzaretto all’inizio del 1600 – guadagnandosi il nomignolo di Isola dell’Ospedale – a fidanzamenti reali nel 1615, dove la figlia del re di Francia era promessa all’erede spagnolo, e viceversa per l’infanta spagnola. Ma oh, sorpresa, i rapporti erano tesi come una corda di chitarra, portando alla Guerra dei Trent’anni dal 1618 al 1648. I primi dialoghi di pace? Proprio qui, sull’isola che divideva le due potenze.

Tra il 1659 e il 1660, è diventata il palcoscenico per un altro fidanzamento reale e il Trattato dei Pirenei, che mise fine ufficiale al casino tra Francia e Spagna. Firmato dal Cardinal Mazzarino e dall’ambasciatore Luis de Haro, questo accordo è diventato famoso anche grazie allo scrittore Jean de la Fontaine, che lo raccontò nella “Favola delle due capre”, una storiella su due capre testarde che si bloccano su un ponte senza cedere il passo – un perfetta metafora per questi vicini rissosi. Nel 1658, i Trattati di Bayonne fissarono la condivisione per limitare il contrabbando e le liti tra pescatori, perché evidentemente, dove c’è un fiume, c’è un problema.

Oggi, come stabilito dall’articolo 27 del Trattato di Bayonne, l’isola è ancora un gioco di ping-pong tra Hendaye e Irun, che formano un unico agglomerato urbano diviso dal fiume. Ha cambiato “nazionalità” circa 700 volte, con cerimonie ogni due anni che sembrano feste di paese per burocrati annoiati. Essendo disabitata e accessibile solo via barca per eventi ufficiali, non ci sono grane serie tipo manutenzione, solo pulizie di routine e cura del verde. Al comando c’è ancora un Viceré – per la Spagna, il comandante della stazione navale di San Sebastián; per la Francia, il vicedirettore della DDTM dei Pirenei Atlantici – perché, diamine, chi non vorrebbe un titolo medievale per un mucchio di terra in mezzo a un fiume?

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