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L’Italia tradita dal disastro della funivia sul Mottarone che ha sconvolto il paese con la sua negligenza nascosta

Tragedia del Mottarone: 14 vite spazzate via da funi marce e freni sabotati! Un disastro annunciato per colpa di manutenzione da terzo mondo. Il piccolo Eitan Brian, unico sopravvissuto, è rimasto orfano in un incubo che grida negligenza.

L’incidente della funivia del Mottarone è un classico esempio di come l’avidità e la pigrizia possano trasformare una gita in montagna in un bagno di sangue. Proprio come il recente disastro del Faito, questa tragedia ha riportato alla luce la sciagura del 23 maggio 2021 lago Maggiore, dove 14 persone sono state falciate da una fune traente che ha deciso di arrendersi, lasciando una cabina senza controllo. L’unico fortunato – o sfortunato – è stato il piccolo Eitan Brian, all’epoca di 5 anni, che ha visto i suoi genitori sparire in un istante, mentre la cabina precipitava dopo uno schianto con un pilone.

È una domenica di sole, il 23 maggio 2021, e Stresa brilla come una cartolina turistica, ma alle 12:15 l’inferno si scatena. La cabina numero 3 è quasi in cima al Mottarone quando la fune traente si spezza, trasformando una tranquilla risalita in un rollercoaster mortale. Il sistema di freni di emergenza? Avrebbe dovuto salvare tutti, ma non si è attivato, lasciando i 15 passeggeri a sobbalzare come pupazzi rotti prima di schiantarsi al suolo. Dopo l’urto fatale con un pilone, la cabina precipita per 20 metri nel bosco, mietendo 13 vittime sul colpo – tra cui 5 israeliani, un iraniano e 8 italiani, come i genitori del povero Mattia Zorloni, un bimbo di 5 anni che non ce l’ha fatta in ospedale. Solo Eitan Brian, un israeliano di 9 anni, è sopravvissuto, ma a che prezzo?

Le cause di questo macello? Un report tecnico non lascia dubbi: la fune traente era un rottame, con il 68% deteriorato da usura e , grazie a una manutenzione che definire scandalosa è un eufemismo. La Direzione Generale per le Investigazioni Ferroviarie e Marittime ha puntato il dito contro carenze enormi, mentre la società Leitner è finita nel mirino per aver ignorato tutto. E il colpo di scena? Il sistema frenante non ha funzionato perché era stato intenzionalmente disattivato tramite dei “forchettoni” per evitare fermi tecnici, come se la sicurezza fosse un optional. Leitner e Ferrovie del Mottarone hanno patteggiato risarcimenti miliardari alle famiglie, ma gli indagati – dal caposervizio Gabriele Tadini all’amministratore Luigi Nerini, fino al direttore Enrico Perocchio, Martin Leitner e Peter Rabanser – stanno ancora sudando per le accuse di omicidio colposo. Un vero schiaffo in faccia a chi pensa che in Italia le valgano qualcosa.

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