Lo stato di Palestina viene riconosciuto dalla Francia: l’annuncio di Macron, il significato controverso e le motivazioni sottotraccia

Furia internazionale: Francia dice “Basta!” e riconosce la Palestina, scatenando l’ira di Netanyahu e gli USA! Macron fa la mossa che potrebbe cambiare tutto, ignorando le pressioni yankee. Ma è solo un inizio? Con l’Italia che annusa l’aria, l’Occidente si spacca. #IsraeleFurioso

In un colpo da maestro che sta scuotendo il mondo come un terremoto, la Francia di Emmanuel Macron ha annunciato di voler “riconoscere lo Stato di Palestina”, seguendo l’esempio di Spagna, Irlanda, Norvegia, Slovenia, Malta e Belgio. Questa bomba a tempo verrà fatta esplodere ufficialmente a settembre, durante la riunione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, proprio mentre i potenti si riuniscono per un vertice – chissà se saranno pronti al pandemonio che ne segue.

La ? Pura follia! Israele, con il primo ministro Benjamin Netanyahu in prima linea, ha già perso le staffe, accusando Macron di voler “premiare il terrore”. E non è da meno lo zio Sam: il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha “fermamente respinto il piano francese”, come se la diplomazia fosse una partita a poker dove nessuno vuole mostrare le carte. Intanto, l’Italia balla sul filo: il Ministro degli Antonio Tajani spinge per la soluzione dei “due popoli, due stati” – una frase che suona carina ma che, diamine, non ha mai risolto granché in Medio Oriente.

Ma perché l’Occidente gioca a nascondino con la Palestina? Torniamo indietro nel tempo, amici, per capire questo pasticcio coloniale. Dopo la Prima Guerra Mondiale, con gli imperi caduti come birilli, la Palestina finì sotto il controllo britannico, che nel 1947 la passò alle Nazioni Unite. L’idea era semplice: due stati, uno per i palestinesi e uno per gli ebrei. Peccato che la guerra arabo-israeliana del 1948 abbia fatto incasino tutto, lasciando Israele con più terra di quanta ne meritasse – e l’Occidente, con i suoi sensi di colpa per l’Olocausto, ha preferito voltare lo sguardo altrove.

Oggi, come mostrano quelle mappe dall’ISPI che parlano da sole, la Palestina è ridotta a brandelli: la Striscia di Gaza e parti della Cisgiordania, divise dagli Accordi di Oslo del 1993 come se fosse una torta da spartire tra litigiosi. Ma che cosa significa davvero essere uno stato? Beh, servono un territorio con confini, un popolo, un governo, relazioni internazionali e, ovviamente, il benedetto riconoscimento globale. La Palestina? È bloccata nello status di osservatore alle Nazioni Unite, riconosciuta da 142 paesi (e presto 143 grazie alla Francia), ma snobbata dai “grandi” occidentali per via delle pressioni USA, che trattano Israele come un figlio prediletto.

E non è sola in questo club esclusivo: ci sono altri stati con riconoscimenti a metà, come l’Armenia (snobbata dal Pakistan), Cipro del Nord (che conta solo sulla Turchia), o persino Israele stesso, che non tutti i paesi arabi degnano di un saluto. Poi c’è il Kosovo, Taiwan e la Transnistria – quest’ultima non riconosciuta da nessuno, poveretta. Insomma, in un mondo dove la geopolitica è un gran casino, la mossa di Macron è come gettare una bomba in un pollaio: chi sa che schifezze ne usciranno fuori?

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