Immaginate una canzone che va avanti per 1.000 anni, più lunga di un reality show infinito e probabilmente più noiosa di una riunione politica – ma eccoci, è Longplayer, il capolavoro pazzo che sfida il tempo! Creato dal musicista Jem Finer con computer strapazzati a Londra, mescola sei brani con campane tibetane per un mix che non si ripete mai. #MusicaEterna #RecordMondiale #TempoInfinito
Ebbene, signore e signori, preparatevi a un colpo al cuore (o alle orecchie): Longplayer è nato da una preoccupazione concettuale per i problemi di rappresentazione e comprensione della fluidità e dell’ampiezza del tempo, e sta suonando ininterrottamente da quella fatidica mezzanotte del 31 dicembre 1999, con la promessa di finire solo il 31 dicembre 2999 – poi, boom, riparte da capo, come un disco rotto che non ne vuole sapere di smettere. Se vi sentite audaci, potete ascoltarlo online sul sito ufficiale o recarvi in persona in posti sparsi tra Regno Unito, Egitto, Australia e Stati Uniti, dove probabilmente c’è gente che lo usa come terapia contro l’insonnia.
Ma non è finita qui, perché Longplayer ha anche un lato live che è puro spettacolo: immaginate un aggeggio con cerchi concentrici e 234 campane tibetane suonate da 6 a 12 musicisti, in performance che durano ore e ore – la prima è stata un maratona di 1.000 minuti, ovvero 16 ore e 40 minuti, nel 2009. Roba da far impallidire i festival musicali odierni, pieni di millennial con auricolari usa e getta.
Se parliamo di un brano “ufficialmente pubblicato” che detiene il record Guinness, entrate in scena Jagadeesh Pillai, un tizio indiano con più energia di un politico in campagna elettorale, che ha sfornato una canzone di 138 ore, 41 minuti e 20 secondi. Dentro c’è l’intera opera “Shri Ram Charit Manas”, un classico del sedicesimo secolo di Goswami Tulsidas, disponibile a pezzi sulle piattaforme di streaming – ideale per chi ha sei giorni liberi e zero pazienza per la musica moderna.