Dolci, potere e scandali culinari: come il dessert è diventato il re dei banchetti! Scommetto che mentre ti leccavi i baffi con quel tiramisù, non sapevi che il dessert è nato da banchetti medievali pieni di arroganza e sfoggio di ricchezza. Chiamato “service d’après desserte”, ovvero il servizio dopo aver sparecchiato, è ufficialmente partito nel Medioevo come simbolo di chi comandava, con vini al miele e dolci esagerati. Ma già gli antichi – Egizi, Arabi, Greci e Romani – sgranocchiavano cibi zuccherosi a fine pasto, anche se senza tutta la puzza sotto il naso delle portate dedicate. #DessertScandalo #StoriaGolosa #CucinaPotere
Preparatevi a un viaggio culinario da capogiro: il dessert, quella tentazione peccaminosa che rovina diete e portafogli, ha radici antiche e un po’ snob. Nel Rinascimento, con lo zucchero che invade l’Europa come una conquista imperialista, i dolci si trasformano in opere d’arte superculinarie, lasciando indietro le misere leccornie del passato. Non era solo cibo, era un’affermazione di status – e chissenefrega dei poveri che forse non vedevano un grammo di miele!
Il dolce a fine pasto nell’antica Grecia e antica Roma era già un affare epico: i Greci lo adoravano per chiudere i banchetti in grande stile, con preparazioni come il Gastris, un mix esotico di semi, pepe, miele e frutta secca – roba che oggi chiameremmo fusion ante litteram. Grazie al testo I deipnosofisti – I dotti a banchetto di Ateneo di Naucrati, sappiamo che questi dolci erano legati a feste e stagioni, probabilmente per mascherare quanto fossero rari gli ingredienti. I Romani non erano da meno: nel Satyricon e nel De Agri Cultura di Catone, spuntano ricette come la Placenta, una torta al formaggio di pecora e miele, perfetta per un “convivium” (banchetto) che pareva più un’orgia gastronomica. Tutto ispirato dalla cucina araba e mediorientale – segno che il Medio Oriente ci batteva già allora sul dolce, eh?
Il dolce a fine banchetto nel Medioevo, simbolo di potere e ricchezza, era roba da signori: qui il dessert diventa una vera portata, con tavole da favola e alimenti preziosi che urlavano “guarda quanto sono figo”. Come ci racconta la Biblioteca Nazionale di Francia, i banchetti medievali erano spettacoli di potere, con carni, intrattenimenti e, alla fine, il “service d’après desserte” a base di hypocras (vino dolce al miele) e oubliés (cialde roventi). Il Libro de arte coquinaria di Martino de’ Rossi ci regala perle come la Torta Bianca, una ricotta in crosta che non era certo per i pezzenti. Era tutta una messinscena per celebrare chi aveva il controllo – un po’ come i pranzi di Natale delle famiglie altolocate oggigiorno!
Il dessert nel Rinascimento: la nascita della pasticceria è stata una rivoluzione zuccherata, grazie alle Crociate che portarono lo zucchero in Europa, trasformandolo da spezia rara a star della tavola. Intorno al 900 d.C., arrivò dalla Arabia, e con la scoperta dell’America, anche cacao e zucchero di barbabietola – roba che cambiò tutto. Al banchetto di matrimonio di Ercole II d’Este nel 1528, le sculture di zucchero erano così imponenti da sembrare un circo, con 99 portate seguite da gelati precursori fatti con ghiaccio e sale. Per il 1780, siamo alla pasticceria Romanengo a Genova, dove i dolci erano ormai arte pura, non più semplice cibo. Insomma, dal Medioevo in poi, il dessert ha regnato supremo, un po’ come un tiranno goloso che non ammette rivali!