L’origine delle scosse a Santorini non è legata al vulcano, analisi geologica in corso

Negli ultimi giorni, i terremoti avvenuti nell’area di Santorini hanno suscitato preoccupazioni riguardo a un possibile rischio di eruzione vulcanica. Le prime scosse sono state registrate sabato 1 febbraio, con una magnitudo di 5.0. In risposta a questi eventi, molti residenti hanno lasciato l’isola tramite voli e traghetti. Per tutelare la popolazione dai potenziali pericoli, come crolli o frane, le autorità hanno deciso di chiudere le scuole. È importante chiarire che questi terremoti non sono direttamente provocati dal vulcano, ma risultano invece da movimenti di faglie tettoniche attive nella regione del Mar Egeo. Attualmente, non ci sono segni di un’eruzione imminente.

Cosa sta provocando i terremoti a Santorini

Non tutti i terremoti nelle zone vulcaniche sono riconducibili all’attività vulcanica stessa. Santorini si trova nella zona di subduzione della placca tettonica Africana sotto quella Eurasiatica, fenomeno che genera una significativa quantità di energia accumulata lungo le faglie tettoniche, tra cui quelle della fossa ellenica e del sistema di faglie dell’Egeo meridionale. I recenti eventi sismici sono quindi di origine tettonica, provocati dall’accumulo di sforzo lungo le placche, anziché da movimenti magmatici.

La nascita dell’isola di Santorini

La storia geologica di Santorini inizia circa 2 milioni di anni fa con l’attività vulcanica nel sistema vulcanico dell’arco egeo meridionale. Questa è direttamente correlata alla subduzione della placca Africana, che porta alla formazione di magma attraverso la fusione parziale del mantello terrestre. Santorini non è un vulcano “semplice”, ma un complesso vulcanico caratterizzato da diverse fasi eruttive. La sua attuale forma a mezzaluna circonda una caldera, una depressione creata dal collasso del suolo in seguito a eruzioni catastrofiche.

L’eruzione minoica e le eruzioni antiche

L’eruzione più nota è quella definita eruzione minoica, avvenuta circa 3.600 anni fa. Questo evento, con un indice di esplosività vulcanica (VEI) di 6 o 7, fu una delle eruzioni più devastanti, espellendo tra 30 e 60 km³ di materiale piroclastico, con promozione di cenere fino a 36 km di altezza, causando anche tsunami in tutto il Mediterraneo orientale. Le conseguenze furono disastrose, con la sepoltura della città preistorica di Akrotiri. Alcuni studiosi suggeriscono che questa eruzione possa avere ispirato il mito di Atlantide.

In aggiunta, circa 520.000 anni fa avvenne un’importante super-eruzione sottomarina, nota come eruzione dell’Archaeos Tuff. Questa eruzione fu dieci volte più potente di quella recente di Hunga Tonga-Hunga Ha’apai, con flussi piroclastici che si dispersero fino a 70 km dal cratere, depositando strati vulcanici spessi fino a 150 metri sul fondale marino.

Dopo l’eruzione minoica, il vulcano di Santorini ha continuato a manifestarsi. Le eruzioni più recenti hanno originato le isole di Nea Kameni e Palea Kameni, nel centro della caldera. L’ultima eruzione significativa risale al 1950. Oggi, l’area è attentamente monitorata da reti sismiche e geodetiche, con un’attività vulcanica di bassa intensità e senza segni di eruzione imminente.

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