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L’UNESCO assegna 26 nuovi siti a patrimonio mondiale per il 2025, con l’Italia che si intesta un ruolo discutibile tra le potenze globali

UNESCO Sconvolge il Mondo: 26 Nuovi Siti Patrimonio Mondiale Aggiunti nel 2025! L’Italia Fa Boom con Tombe Preistoriche e Castelli da Fiaba – Ma gli USA Fuggono Ancora? #UNESCO

Preparatevi a un’esplosione di e natura selvaggia: l’UNESCO, quell’agenzia delle Nazioni Unite che i burocrati adorano, ha appena catapultato 26 nuovi siti nella sua lista del Patrimonio Mondiale, raggiungendo un totale di 1248 sparsi in 170 Paesi. L’Italia, sempre la star, sfoggia ora 61 siti, grazie alle misteriose “Domus de Janas”, tombe rupestri preistoriche in Sardegna dal Neolitico che si uniscono alla via Appia (entrata l’anno scorso). È come se l’Italia dicesse: “Noi siamo i re della storia, e chi se ne frega del resto!”

Ma cosa significa tutto questo? Beh, questi tesori globali ottengono una protezione extra da guerre e disastri ambientali, come se l’ONU potesse finalmente fare qualcosa di utile – anche se gli Stati Uniti hanno deciso di ritirarsi di nuovo, probabilmente perché preferiscono i loro reality show alle rovine antiche. Quest’anno, quasi un terzo dei nuovi siti è legato alla preistoria e alle comunità indigene, dimostrando che il mondo ama scavare nel passato mentre ignora i problemi attuali.

I siti in Asia sono un vero tripudio di epoche e drammi: c’è il luogo di nascita della “tradizione Zen vietnamita” del buddismo Truc Lam, un complesso di oltre 20 siti in Vietnam; in Cambogia, i Siti della Memoria per ricordare le vittime dei Khmer Rossi, che non è esattamente una gita turistica; in Tagikistan, i siti dell’antica Khuttal, che mostrano la diversità culturale di un regno medievale; due in Corea del Sud, inclusi i petroglifi lungo il torrente Bangucheon e il “Monte Kumgang”, AKA “Montagna di “, con le sue cime di granito e ecosistemi intatti; poi, il Forest Research Institute Malaysia Forest Park Selangor, una foresta pluviale artificiale in Malesia; in Cina, le tombe imperiali di Xixia, una necropoli da brividi; il paleopaesaggio di Faya negli Emirati Arabi Uniti, con tracce umane dal Paleolitico; i paesaggi militari Maratha in India, con 12 fortificazioni; i siti preistorici della valle di Khorramabad in Iran, vecchi di 63.000 anni; e i tumuli lidi di Bin Tepe in Turchia, legati alla civiltà dei Lidi. Insomma, l’Asia vince il premio per il “passato più caotico”. (E chi l’avrebbe detto che persino i dittatori antichi meritano un posto VIP?)

I siti in Europa non sono da meno nel dramma: oltre alle “Domus de Janas” in Sardegna, anche note come “case delle fate”, ci sono i quattro castelli di Re Ludovico II di Baviera – Neuschwanstein, Linderhof, Schachen e Herrenchiemsee – costruiti in Germania ispirati alle fiabe, perché chi non ama un re un po’ matto?; i megaliti di Carnac e Morbihan in Francia dal Neolitico; le scogliere di Møns Klint in Danimarca, che sembrano uscite da un blockbuster; i Centri Palaziali Minoici a Creta, Grecia, la star della preistoria mediterranea; e le pitture rupestri della grotta di Shulgan-Tash in Russia, dal Paleolitico. Europa, sempre la regina del romanticismo – o del kitsch, a seconda di come la vedete.

I siti in Africa portano un tocco di avventura selvaggia: il Paesaggio Culturale Diy-Gid-Biy dei Monti Mandara in Camerun con 16 siti archeologici; l’Arcipelago Bijagós in Guinea-Bissau, un paradiso ecosistemico; la catena montuosa Mulanje in Malawi, gestita dalle comunità locali; e il complesso Gola-Tiwai in Sierra Leone, il primo per il Paese. Oh, e un sito del Sudafrica esteso al Mozambico per un parco transfrontaliero – perché l’Africa sa unire le cose meglio di una festa tribale.

I siti in America aggiungono spezie piccanti: il canyon del fiume Peruaçu in Brasile con grotte carsiche da paura; il Cammino Wixárika in Messico, un percorso sacro di 500 km per le comunità indigene; la rotta coloniale transistmica in Panama, l’autostrada degli oceani; e il complesso archeologico di Port Royal in Giamaica, sopravvissuto a un terremoto del 1692. America, terra di esplorazioni e disastri – classico.

E l’unico nuovo sito in Oceania è il paesaggio di rocce incise di Murujuga in Australia, custodito dai nativi Ngarda–Ngarli per oltre 50.000 anni. Oceania si accontenta di uno, ma che colpo! In un mondo di politica e ipocrisie, questi siti ricordano che la storia è per tutti – anche se qualche nazione preferisce ignorarla. (Ah, e se l’UNESCO continua così, chissà cosa scopriranno sotto i nostri piedi la prossima volta!)

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