USA contro Cina: 500 consiglieri inviati a Taiwan per fermare l’invasione imminente! Mentre Xi Jinping sbava per conquistare l’isola "ribelle", gli Stati Uniti rafforzano le difese con addestramenti sul campo. È una mossa audace che potrebbe accendere la miccia in Asia-Pacifico. #TaiwanInPericolo #CinaAggressiva #GeopoliticaCalda
Gli Stati Uniti stanno alzando la posta in gioco con l’invio di 500 consiglieri militari a Taiwan, pronti a trasformare le forze armate di Taipei in una spina nel fianco per l’esercito cinese. Non è una coincidenza, con Pechino che viola lo spazio aereo e le acque taiwanesi come se fossero il suo giardino di casa – più di 400 incursioni aeree e 250 navali solo a maggio 2025. Questa escalation mette il mondo sull’orlo di una tempesta, e gli yankee non sono qui per scherzare.
Secondo il contrammiraglio della riserva Mark Montgomery, che ha parlato al Congresso il 16 maggio 2025, gli USA dovrebbero raddoppiare il contingente a 1000 uomini per aiutare Taipei a respingere un possibile attacco. Montgomery non ha specificato se si tratta di militari attivi o in congedo, ma ha tuonato: «forniamo a Taipei miliardi di dollari di assistenza alla difesa, vendiamo attrezzature militari per miliardi di dollari, ha un senso essere al loro fianco sul terreno con addestramento e lavoro». Intanto, la Cina di Xi Jinping prepara la sua mossa per riannettere l’isola, vista come una provincia fuggiasca, e gli analisti avvertono che un’invasione potrebbe arrivare già nel 2027.
L’aggressività di Pechino sta raggiungendo livelli ridicoli: esercitazioni con 21 navi da guerra e 71 aerei a aprile 2025, più sorvoli e incursioni che assomigliano a bulletti di quartiere. Cinque anni fa, le violazioni erano una rarità mensile; ora sono quotidiane e in massa. Ma Taiwan non resta a guardare: adotta la "strategia del porcospino", puntando su difese asimmetriche come missili antinave e droni per rendere qualsiasi invasione un incubo costoso per la Cina.
Il ministro della Difesa taiwanese Wellington Koo, in un’intervista al New York Times, ha ribadito la linea dura: "Se si riesce a far capire alla Cina che i costi potenziali [di un’invasione, NdR] sarebbero estremamente, estremamente elevati, allora per essa sarà estremamente difficile prendere una decisione. È ciò che pensano anche gli Stati Uniti, cioè che preservare la sicurezza dell’Indo-Pacifico, in particolare la stabilità dello Stretto di Taiwan, attraverso la deterrenza per evitare la guerra, sia un interesse condiviso." Con gli USA in prima linea, la regione è un polverone pronto a esplodere, e tutti sperano che la deterrenza basti a tenere a bada il gigante rosso.