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Perché il Dalai Lama non può rientrare in Tibet? Racconto della problematica tibetana.

Il Dalai Lama rappresenta l’apice della tradizione buddista tibetana ed è fra le personalità religiose di maggior prestigio a livello globale, sia sul piano spirituale che politico. La parola “Dalai” deriva da un termine mongolo che significa “oceano”, mentre “Lama”, in tibetano, traduce “maestro spirituale”. Di conseguenza, il titolo Dalai Lama può essere interpretato come “maestro oceanico”. L’attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, ha 89 anni e vive in esilio in India dal 1959, anno in cui la Repubblica Popolare Cinese ha avviato un’occupazione duratura del Tibet, costringendolo a fuggire dal Palazzo del Potala, la sua dimora principale a Lhasa, verso Dharamsala.

Origini della figura del Dalai Lama

Le radici della figura del Dalai Lama risalgono al XIV secolo. Il primo Dalai Lama riconosciuto del Tibet è Gendun Drup, un monaco che visse tra il 1391 e il 1474. Quest’ultimo fu discepolo di Tsongkhapa, il fondatore della scuola buddista “gelugpa”, nota anche come “dei berretti gialli”, per via del colore caratteristico del copricapo che indossavano i monaci. La vicinanza di questa nuova scuola con alcuni leader delle tribù mongole facilitò la diffusione del buddismo tibetano anche in Mongolia. Fu Altan Khan, un condottiero mongolo, che nel 1578 conferì per la prima volta il titolo di Dalai Lama a un allievo di Tsongkhapa, Sönam Gyatso.

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Situazione attuale del Dalai Lama

L’attuale Dalai Lama, Tenzin Gyatso, ha 89 anni ed è il XIV nella successione. Il suo nome, “Tenzin Gyatso”, significa “oceano di saggezza” ed è il titolo che gli è stato conferito durante la cerimonia di incoronazione nel 1939, avvenuta nel Palazzo del Potala a Lhasa, che oggi funge da museo.

Il suo nome di nascita è Lhamo Dondrub, e venne al mondo nel 1935 in un piccolo villaggio chiamato Taktser, situato nella regione di Amdo, nel Tibet nord-orientale al confine con la Cina. La sua designazione a capo politico avvenne nel 1950, proprio nel periodo in cui il Tibet veniva annesso alla Repubblica Popolare Cinese in seguito alla rivoluzione comunista di Mao.

Di fronte all’annessione, molti tibetani si opposero, dando vita a proteste e ribellioni che culminarono nel 1959. A marzo di quell’anno, durante manifestazioni a Lhasa, il Dalai Lama fu costretto a fuggire verso Dharamsala, dove risiede ancora oggi. Per la sua incessante lotta non violenta per la libertà del Tibet, nel 1989 gli fu conferito il Premio Nobel per la Pace.

Il Dalai Lama è diventato un simbolo globale grazie alla sua filosofia improntata alla pace, alla non violenza e alla tolleranza universale, impegnandosi su vari temi, dalle questioni ambientali ai diritti umani.

Processo di successione del Dalai Lama

La successione del Dalai Lama avviene secondo un processo tradizionale: dopo la morte di un Dalai Lama, alcuni monaci identificano il suo successore, solitamente un bambino, in grado di riconoscere particolari oggetti appartenuti al Dalai Lama defunto. Questo riconoscimento rappresenta, secondo la tradizione buddista, la continuità dell’anima del maestro.

Alcuni segni devono essere interpretati prima che venga selezionato il bambino erede, e una delle prove prevede la visita al sacro lago Lhamo Latso, situato nella contea di Gyaca. Conosciuto come “lago delle visioni”, si ritiene che le sue acque forniscano visioni sul futuro e sulla reincarnazione del Dalai Lama.

Oltre agli aspetti religiosi, la questione della successione del Dalai Lama assume anche rilevanza geopolitica, rappresentando una fonte di tensione tra Cina e India. Il governo cinese, nel 2011, ha dichiarato che la prossima nomina del Dalai Lama potrebbe avvenire per decisione di Pechino, anziché secondo le pratiche buddiste tradizionali. In risposta, il Dalai Lama ha esposto diverse opzioni per la successione, tra cui la possibilità di nominare il suo successore prima della morte.

Qualora non riuscisse a tornare in Tibet prima di morire, la sua reincarnazione si verificherebbe all’estero, probabilmente in India. Recentemente, nel 2023, si è tenuta la nomina di un bambino di otto anni, di origine mongola ma nato negli Stati Uniti, come decimo Khalkha Jetsun Dhampa, un ruolo significativo nel buddismo tibetano, che ha sollevato controversie con il governo cinese, che non ha riconosciuto il suo status. Quando il Dalai Lama avrà circa novant’anni, intende consultarsi con i Lama e il popolo tibetano riguardo al futuro della figura del Dalai Lama, decidendo se mantenere viva questa tradizione anche dopo la sua dipartita.

Fonte Verificata

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