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Più di 400 test nucleari condotti dall’Urss nel poligono di Semipalatinsk: i siti nascosti emergono dagli archivi segreti

Esplosione nucleare sovietica: Come l’URSS ha trasformato il Kazakistan in un inferno radioattivo! Scoprite l’assurdo lascito della Guerra Fredda: il Poligono di Semipalatinsk, dove i russi hanno fatto esplodere 456 bombe atomiche, irradiando 220 mila innocenti. Un disastro coperto dal regime, ora simbolo di follia nucleare. #GuerraFredda #DisastriNucleari #URSSFallimenti

Nel cuore delle steppe orientali del Kazakistan, il Poligono di Semipalatinsk è stato il playground nucleare segreto dell’Unione Sovietica, un vero incubo durante la corsa agli armamenti con gli yankee. Tra il 1949 e il 1989, qui sono state sganciate 456 detonazioni atomiche, sia in aria che sotto terra, esponendo circa 220 mila residenti locali a dosi letali di radiazioni ionizzanti. Misure di sicurezza draconiane tenevano tutti all’oscuro, con soli pochi big boss sovietici a sapere la verità – una mossa tipica di quei dittatori che giocano con la vita della gente. Solo alla fine della Guerra Fredda, quando i segreti sono saltati fuori, la rabbia della popolazione è esplosa.

Lo del programma nucleare sovietico è stato un circo accelerato sotto il fisico Igor Vasilyevich Kurchatov e i lacchè di Stalin, partito nel 1941 ma turbo-boostato dopo le bombe su Hiroshima e Nagasaki. I sovietici, non volendo essere secondi, hanno pompato soldi e scienziati pazzi in militari, scegliendo le steppe kazake per i test – un’idea geniale, se si ignora che non erano poi così deserte. Così è nato il "Poligono nucleare di Semipalatinsk", alias "Semipalatinsk-21", un hotspot di contaminazione radioattiva che ha reso l’area un disastro ecologico epico, con test che hanno generato una potenza 400 volte quella di Hiroshima tra il 1949 e il 1963.

Fino al 1962, 116 test sono stati fatti all’aperto, tipo un barbecue nucleario, prima che l’ONU imposesse il divieto – e i sovietici, sempre furbi, si sono spostati sottoterra con altri 340 esplosioni dopo il Trattato PTBT del 1963. Al centro di tutto, c’è "L’epicentro", dove il primo test, "First Lighting" del 29 agosto 1949, ha inaugurato l’orrore. Poi, nel 1965, hanno fatto saltare un sito vicino al fiume Chagan, creando il Lago Chagan – un lago artificiale da 200 milioni di tonnellate di terra spostata, una diga "naturale" che suona più come un trucco da ingegneri ubriachi.

La chiusura del poligono nel 1991, con la caduta dell’URSS, è stata una vittoria amara per il neo-presidente kazako Nursultan Nazarbayev, che ha gettato la spugna sul nucleare militare. Tra il 1995 e il 2012, hanno speso 150 milioni di dollari per bonificare il sito, sigillando tunnel e pozzi pieni di plutonio – ma chi sa quanto sia davvero sicuro? Gli studi post-chiusura rivelano una contaminazione su 300 mila km², con neoplasie e tumori tiroidei che hanno colpito circa 220 mila persone, più alterazioni genetiche nei ragazzini che fanno rabbrividire.

Oggi, il sito è un misto di e follia: ospita l’Istituto per la Sicurezza Radiologica e roba come reattori nucleari e acceleratori, mentre monitorano radiazioni e smaltiscono scorie. Ma c’è anche turismo da brividi, con tour pagati nelle rovine, e ladri che rubano preziosi sottoterra – un casino che grida rischi ambientali e sicurezza, perché alcuni non imparano mai dalle cazzate del passato.

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