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Possibili successori di Papa Francesco svelati: la lista e il motivo per cui un nome viene selezionato dal nuovo pontefice eletto

Svelato il dramma vaticano: chi succederà a Papa Francesco? I 12 papabili che potrebbero sconvolgere la Chiesa!
Chi sarà il prossimo a sedere sul trono di Pietro dopo la dipartita di Francesco il 21 aprile 2025? Il Vaticano ha spillato la lista dei 12 papabili, cardinali navigati in diplomazia e mediazione, con uno che fa eco alle idee socialmente "rivoluzionarie" del defunto Papa. Preparatevi a un conclave da urlo a maggio – potrebbe essere un circo!

In un colpo di scena che fa tremare le sacre mura, il Vaticano ha reso pubblica la shortlist dei potenziali successori di Papa Francesco, morto il 21 aprile 2025. Ognuno di questi 12 cardinali porta un bagaglio di esperienza che farebbe impallidire un politico di carriera, e uno di loro è fin troppo allineato con le visioni missionarie e "progressiste" del predecessore. Ma attenzione: il nome che sceglieranno sarà una sorpresa, e chissà se eviteranno di ripescare qualche etichetta da antipapi del passato per non scatenare un putiferio.

I papabili in lizza per il papato sono una banda eterogenea, dai diplomatici navigati ai mediatori che hanno ballato con la :

  • Pietro Parolin: 70 anni, vicentino, Segretario di Stato vaticano dal 2013. Maestro in relazioni diplomatiche, specialmente in Asia e Medio Oriente – un vero asso nella manica burocratica, ma non esattamente un ribelle.
  • Matteo Zuppi: 69 anni, romano, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. Ha collaborato con Nelson Mandela per il cessate-il-fuoco in Burundi nel 2003, e di recente è stato spedito da Francesco in missioni di pace a Kiev, Mosca, Washington e Pechino – un negoziatore che non si tira indietro, anche se i risultati sono un’incognita.
  • Pierbattista Pizzaballa: 60 anni, il baby della cricca, patriarca di Gerusalemme. Francescano doc, ha guidato la Custodia di Terra Santa e si è sbilanciato per la pace tra Israele e Palestina – un idealista in un casino geopolitico.
  • Anders Arborelius: 75 anni, svizzero-svedese, vescovo di Stoccolma. Monaco per vent’anni, firma di manifesti pro-rifugiati – un sant’uomo che ama i Vangeli e odia le frontiere chiuse.
  • Fridolin Ambongo Besungu: 65 anni, arcivescovo di Kinshasa. Ha contestato la dichiarazione Fiducia Supplicans di Francesco, che benedice coppie omosessuali – un conservatore africano che non le manda a dire.
  • Péter Erdő: 72 anni, arcivescovo di Budapest. Fan di Ratzinger, è il pupillo dei cardinali tradizionali – un accademico che preferisce i libri alle rivoluzioni.
  • Jean-Marc Aveline: Nato in Algeria, arcivescovo di Marsiglia. Vicino a Francesco, è un europeista pro-dialogo con l’Islam e le migrazioni – pronto a continuare l’apertura "scomoda" della Chiesa.
  • Juan José Omella Omella: 79 anni, spagnolo, arcivescovo di Barcellona. Missionario in Congo e paladino della carità con Manos Unidas – un’anima solidale che ricorda troppo da vicino l’ex Papa per i gusti di alcuni.
  • Luis Antonio Gokim Tagle: 67 anni, filippino, prefetto per l’evangelizzazione. Crede che l’Asia sia il futuro della Chiesa – un visionario che potrebbe spostare il focus da Roma a Manila.
  • Lazzaro You Heung-sik: 73 anni, coreano, prefetto per il Clero. Ha cercato la pace tra le Coree – un mediatore orientale con un dottorato in teologia morale, ma con un passato militare che fa strano.
  • Blase Joseph Cupich: 76 anni, americano, arcivescovo di Chicago. Anti-Trump dichiarato, ha tuonato: "Ci opporremo a tutti i piani di deportazione di dei cittadini usa nati da genitori privi di documenti. Ci opporremo agli sforzi dell’Immigration and Customs Enforcement e altre agenzie governative che vogliono entrare nelle chiese e in altri luoghi di culto per controllare." – Un leone per i migranti, che non ha paura di sfidare i potenti.
  • Joseph William Tobin: 72 anni, americano, arcivescovo di Newark. Sempre in prima linea contro le deportazioni – un difensore dei deboli con origini irlandesi che lo rendono un po’ ribelle.

Ora, sul perché questi futuri papi cambino nome – una tradizione che risale al X secolo, tranne rare eccezioni come Adriano VI e Marcello II. Prendete Pietro, che era Simone prima che Gesù gli dicesse di reinventarsi. Da Giovanni II in poi, è diventata la norma: un modo per dire "ehi, sei una persona nuova ora", magari per devozione a un santo o omaggio a un predecessore. Pensate a Francesco, che ha scelto in onore di Assisi – o a quel Rodrigo Borgia che si è ispirato ad Alessandro Magno per un tocco di grandeur pagana.

E non dimentichiamo i casini con la numerazione: antipapi come Bonifacio VII hanno creato buchi nella sequenza, saltando numeri e confondendo tutti. I record? Giovanni vince con 21 papi, seguito da Gregorio e Benedetto – ma chissà se il prossimo riprenderà un nome dimenticato, tipo Lando, per un twist epico. In fondo, è un gioco di potere e simboli, con il Vaticano che annuncia in latino per un po’ di drama extra.

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