Rappresentazione artistica di un asteroide nello spazio.
Secondo i calcoli del CNEOS (Center for Near Earth Object Studies) della NASA, le probabilità che l’asteroide 2024 YR4 – scoperto circa cinquanta giorni fa e delle dimensioni comprese tra 40 e 90 metri – colpisca la Terra il 22 dicembre 2032 sono diminuite, passando dal 3,1% a un 1,5% nella notte tra il 19 e il 20 febbraio, in seguito a 376 osservazioni del corpo celeste. Il valore del 3,1% rappresentava una probabilità di impatto di notevole rilievo, superando il precedente record del 2,7% stabilito nel 2004 per l’asteroide Apophis.
Le variazioni di queste probabilità non destano preoccupazione. Come già spiegato, quando un asteroide near-Earth viene scoperto, le probabilità di impatto tendono inizialmente a crescere, per poi diminuire fino a quasi azzerarsi. Questo fenomeno può essere illustrato con un esempio: supponendo che durante il massimo avvicinamento tra la Terra e 2024 YR4, previsto per il 22 dicembre 2032, la distanza stimata sia di 100.000 km e l’incertezza su questa distanza sia di 200.000 km, il corpo celeste potrebbe trovarsi all’interno di una sfera di raggio 200.000 km. Poiché questa sfera contiene sicuramente la Terra, la possibilità di un impatto non può essere esclusa. Tuttavia, man mano che si raccolgono ulteriori osservazioni, l’incertezza sulla distanza tende a diminuire.
Con il procedere delle osservazioni, la “sfera” delle possibili posizioni dell’asteroide diventa più piccola, ma la Terra rimane all’interno di essa, mantenendo così alta la probabilità di impatto. Quando, però, l’incertezza si riduce al di sotto della distanza reale, la sfera non conterrà più la Terra e la probabilità di impatto crollerà a zero. Pertanto, il passaggio da una probabile impennata a una rapida diminuzione delle probabilità è un fenomeno normale per molti asteroidi near-Earth recentemente scoperti.
In merito a 2024 YR4, l’attenzione è aumentata a causa delle probabilità rilevate, che, sebbene elevate rispetto ad altri asteroidi recentemente scoperti, devono essere interpretate in un contesto di fluttuazione delle stime. È importante notare che la NASA non è l’unica agenzia che monitora tali probabilità; anche l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) fornisce stime simili, utilizzando algoritmi diversi per il calcolo delle incertezze. I dati più recenti dell’ESA, aggiornati il 18 febbraio, indicavano una probabilità di impatto del 2,8%, che differisce da quella calcolata dalla NASA. Si prevede che l’aggiornamento successivo dell’ESA seguirà un trend simile a quello delineato dalla NASA.