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Problemi socio-ambientali e sostentamento di 1 miliardo di persone nella geopolitica del cotone

L’industria del rappresenta una delle filiere più antiche e complesse al mondo, il cui indotto nel 2020 sosteneva circa 1 di , inclusi 100 milioni di piccoli agricoltori. Tuttavia, sotto questi numeri si trovano aspetti critici, come la competizione tra i principali Paesi produttori e le conseguenze ambientali derivanti dalle pratiche di coltivazione.

Origini e breve storia dell’industria del cotone

Il cotone è una fibra tessile derivata dall’ovatta che circonda i semi delle piante del genere Gossypium. Molte specie di questo genere esistono, ma solo quattro sono state domesticate per la coltivazione commerciale: Gossypium hirsutum, Gossypium barbadense, Gossypium arboreum e Gossypium herbaceum. Queste piante non hanno una singola origine, dato che diverse civiltà hanno iniziato la domesticazione in varie parti del mondo. La selezione delle varietà più produttive e l’invenzione della sgranatrice di cotone nel 1793 hanno facilitato l’industrializzazione del cotone, trasformandolo in un prodotto di consumo diffuso relativamente di recente.

I principali Paesi produttori di cotone

Secondo i dati del 2022, i 21 principali Paesi produttori hanno prodotto quasi 70 milioni di tonnellate di cotone. Questi produttori includono grandi potenze asiatiche come Cina, India e Pakistan, gli Stati Uniti, ex-repubbliche sovietiche, Paesi latinoamericani come Brasile e Messico, e nazioni dell’Africa francofona come Burkina Faso e Costa d’Avorio. La coltivazione del cotone è fortemente influenzata da fattori climatici, richiedendo temperature ideale sotto i 25 °C e un’elevata domanda idrica, che può variare significativamente tra le diverse aree di coltivazione.

Il "lato oscuro" dell’industria del cotone

Nonostante il settore sostenga oltre 1 miliardo di persone, i lavoratori Paesi in via di sviluppo spesso ricevono compensi molto bassi. L’industria è stata coinvolta in problematiche ambientali significative, come il prosciugamento del Lago d’Aral a causa di errate gestioni idriche. Inoltre, l’industria del cotone è accusata di sfruttamento, compresa la riduzione in schiavitù di intere popolazioni, soprattutto nei contesti di lavoro minorile nelle ex-repubbliche sovietiche. Dalla fine degli anni Duemila, pratiche di concorrenza sleale degli Stati Uniti hanno sollevato preoccupazioni tra i produttori di cotone in Brasile e in Africa, che hanno denunciato l’impatto negativo delle sussidiarie statunitensi mercato globale.

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